In scena al teatro Elicantropo di Napoli (repliche fino al 1 aprile) il monologo “Parlami Orlando” liberamente tratto dal romanzo cult di Virginia Woolf, scritto e diretto da Giuseppe Bucci con protagonista Salvatore Langella.
“Orlando” è stato scritto nel 1928 e dedicato alla poetessa e scrittrice inglese Vita Sackville-West, amante di Virginia Wolf. Il figlio di Vita (Nigel Nicholson) definì questo romanzo “la più lunga lettera d’amore della storia”. La West era una donna, con una presenza magnetica quasi virile, che frequentava i salotti inglesi vestita da uomo. La storia narra le avventure di Orlando, cortigiano dalla bellezza androgina, dell’epoca di Elisabetta I, che si troverà a vivere diverse vite, a cambiare sesso, diventando così una donna. Il racconto, che si snoda attraverso varie epoche storiche, è una lucida analisi sulla condizione della donna, dal punto di vista di una donna che per i primi trent’anni della sua vita è stata un uomo. “Sono gli abiti a portare noi e non noi a portare gli abiti – esclama Orlando – possiamo far in modo che modellino bene un braccio, il seno, ma essi ci modellano a piacer loro. I sessi sono diversi, eppur si fondono. Non c’è essere umano che oscilli così da un sesso all’altro e, spesso, non sono gli abiti a serbare l’apparenza virile o femminile, mentre il sesso profondo è l’opposto di quello superficiale”.
La Wolf va a scoprire il punto d’incontro tra l’uomo e la donna, spesso considerati come due nature inconciliabili partendo dalla convinzione che sono la società e la cultura a determinare i ruoli. Nel protagonista che vive una vita piena e autentica come persona, indipendentemente dal proprio sesso, troviamo qualità tipicamente femminili, come l’amore per la Poesia e per la Natura, la ricerca del vero amore romantico, il senso della famiglia e caratteristiche decisamente maschili come la realizzazione nell’ambito lavorativo, il senso del decoro, l’orgoglio, il desiderio d’avventura, la politica. L’unione di questi vari aspetti all’apparenza così contrastanti, sono rappresentati come una maturazione nel profondo del protagonista, al pari di una morte e la conseguente rinascita: “Siamo dunque fatti in modo tale da dovere prendere la morte a piccole dosi – esclama Orlando – giorno per giorno, per continuare ad affrontare l’impresa di vivere?”
La performance del protagonista Salvatore Langella dà al personaggio di Orlando una identità e intensità molto forti, dando prova di immensa bravura, coadiuvato dall’ottima regia di Giuseppe Bucci, dal gioco di luci, dalle musiche di Pericle Odierna, dalle essenziali scene di Andrea Maresca e dai costumi di Teresa Acone. Da vedere assolutamente.