Lo scorso weekend al Centro Teatro Spazio (storico teatro di San Giorgio a Cremano – Napoli) è andato in scena, lo spettacolo dal titolo “Aspettando Don Godò” per la regia Rodolfo Fornario, con Margerita Rago, Antonella Quaranta e Patrizia Capacchione.
E’ uno spettacolo che trae ispirazione da una una delle più famose opere teatrali di Samuel Beckett, “Aspettando Godot”, che porta a riflettere su cosa potrebbero avere in comune la fredda Dublino con quella solare Napoli.
L’opera teatrale “Aspettando Godot”, costruita intorno alla condizione dell’attesa, venne scritta verso la fine degli anni quaranta e pubblicata in lingua francese nel 1952, ma se Beckett fosse nato a Napoli invece di Dublino, i suoi scritti avrebbero prodotto la stessa dirompente aria di innovazione, che ha poi influenzato tutto il teatro del ‘900? Questo è l’interrogativo su cui si fonda lo spettacolo in cui “l’attendismo passivo”, la speranza che domani tutto possa andare meglio anche senza far nulla per cambiare la realtà, risulta tipica anche della cultura partenopea: la logica strampalata dei discorsi dei personaggi in scena finisce dunque inevitabilmente per richiamare alla mente i grandi comici dell’avanspettacolo napoletano, Trottolino, De Vico, Totò. In particolare nel monologo straordinario di Patrizia Capacchione, nel personaggio dello “schiavo”, si evince tutta una serie di riferimenti alla cultura napoletana che identifica un poco la condizione media del napoletano che risulta spesso essere schiavo della propria cultura, la porta dentro e non la abbandona mai. Eco dei grandi artisti partenopei risultano essere poi anche i giochi linguistici, le iperboli verbali ed i tormentoni dei due mentecatti che aspettano passivamente che cambi qualcosa senza provare a far nulla affinché si realizzi questo cambiamento, a tale proposito risulta essere emblematica la figura di un cestino che simbolicamente scende dall’alto come spesso nella cultura napoletana si sente dire “aspett ca ven ‘o panariell ro ciel” cioè l’eterna attesa di un qualcosa che scenda dall’alto a risolvere i problemi, affinché le cose possano cambiare.