Fino a domenica 11 febbraio sarà in scena presso il Teatro Eliseo di Roma, lo spettacolo “Lacci” per la regia di Armando Pugliese, con Silvio Orlando, Pier Giorgio Bellocchio, Roberto Nobile, Maria Laura Rondanini, Vanessa Scalera, e Matteo Lucchini, tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone.
“Se tu te ne sei scordato, egregio signore, te lo ricordo io: sono tua moglie”. Si apre così la lettera che Vanda scrive al marito che se n’è andato di casa, lasciandola in preda a una tempesta di rabbia impotente e domande che non trovano risposta. Si sono sposati giovani all’inizio degli anni Settanta, per desiderio di indipendenza, ma poi attorno a loro il mondo è cambiato, e ritrovarsi a trent’anni con una famiglia a carico è diventato un segno di arretratezza più che di autonomia. Lui se ne sta a Roma, innamorato della grazia lieve di una sconosciuta con cui i giorni sono sempre gioiosi, e lei a Napoli con i figli, a misurare l’estensione del silenzio e il crescere dell’estraneità. Che cosa siamo disposti a sacrificare, pur di non sentirci in trappola? E che cosa perdiamo, quando scegliamo di tornare sui nostri passi?
Ecco le parole di Armando Pugliese, il regista: «Domenico Starnone ci regala una storia emozionante e fortissima, il racconto magistrale di una fuga, di un ritorno, di tutti i fallimenti, quelli che ci sembrano insuperabili e quelli che ci fanno compagnia per una vita intera. Nell’apprendere dell’allestimento di uno spettacolo teatrale tratto dal romanzo di Starnone, molti fra quelli che lo hanno letto, si sono domandati quale sarebbe stato il processo drammaturgico prima e la sua messa in scena di conseguenza. E molte sono state anche le riflessioni comuni circa gli ostacoli da superare per condurre la parola degli interpreti, espressa nella forma vuoi del racconto, vuoi addirittura in forma epistolare, ad una parola agita attraverso la sequenza dei punti di osservazione dei personaggi, dei loro differenti linguaggi verbali ed emotivi».
L’amore cos’è, come veniva vissuto nel passato e come oggi si sta trasformando. È una domanda che ha tormentato tutti, dalla nascita dell’universo e la conclusione è che in fondo nessuno ci ha mai capito nulla. Si finisce sempre con la persona sbagliata e la percentuale di divorzi attualmente è elevatissima, i single sono in aumento (anche in base alla soglia di povertà che si è alzata ) e le coppie che cercano di sopravvivere, vivono in crisi perenne e duratura negli anni. In questo caso, si parla di un uomo che ha fatto della sua infelicità la sua battaglia, del suo disagio, il suo piatto quotidiano. Il suo amore per Lidia è il simbolo del disprezzo verso la sua famiglia mai amata e portata avanti per dovere, per senso di responsabilità. Qui il dubbio sta proprio in questo bivio: “Lasciare la sua famiglia per vivere con la donna amata, oppure tornare dalla famiglia per cercare di non sfasciare tutto, e vivendo quindi nella dannazione?” Un cast d’ eccezione, dove spicca Silvio Orlando in buona compagnia, di attori di altissimo livello. Una recitazione quasi onirica falsata dal tempo, un tempo mutevole e a tratti indifferente alle vicende dei personaggi. Uno spettacolo bellissimo. Da vedere!