Esce oggi, 1 febbraio 2018, il nuovo videoclip del cantautore casertano Saverio D’Andrea: Tua Culpa.
Tua culpa è la fotografia di un momento di crisi, è un grido di aiuto e di liberazione allo stesso tempo. La voglia di ricomporre i pezzi di un puzzle che si è distrutto, il desiderio di rivendicarsi e di rimettere in ordine le proprie priorità e desideri, la follia nel non capirsi e ignorare la verità per poi trovarsela a bussare alla propria porta si accatastano come pezzi di un jenga e costruiscono Tua culpa. La fine di una storia d’amore porta a galla sempre scomode verità che per tanto tempo erano state nascoste sotto il tappeto dell’abitudine e dell’accidia. Quando tutto quello che era stato messo da parte viene fuori si è vittime di un’esplosione dell’anima che fa crollare le certezze e le ataviche convinzioni. Quello è il momento in cui regna il caos e la mente sembra essere una pallina da flipper che viene scagliata su pensieri anche completamente opposti, in un tempo brevissimo.
Il ritornello di Tua culpa si ripete ossessivamente e capovolge completamente il celebre testo del Confiteor della tradizione cattolica. Non a caso. Le parole distruggono un ordine che viene sovvertito da un punto di vista nuovo, subalterno, quello dell’anima.
Nelle scene del videoclip è rappresentato un luogo non fisico in cui la crisi e il caos prendono forma. Le angosce e le frustrazioni prendono vita attraverso i corpi delle ballerine che, come trottole impazzite, cercano di invadere ogni spazio.
Il grande occhio che tutto vede è prima l’occhio di chi inquisisce e giudica poi quello di chi viene condannato. Così l’occhio-carnefice si scopre essere sullo stesso piano dell’occhio-vittima, nel faccia a faccia dell’ultima scena del videoclip.
Trovare qualcuno o qualcosa a cui dare la colpa è il vortice più allettante in cui ci piace cadere quando non sappiamo cosa fare e quale nome dare alle cose che stanno venendo a galla. Il senso di colpa, con le sue perverse dinamiche, ci sembra l’unico strumento utile da usare sul campo di battaglia. Il senso di colpa diventa un’arma per vincere una guerra che prosciuga le energie e toglie il sonno. Ma contro chi è combattuta questa guerra? Dov’è davvero il nemico se non nel nostro specchio? Chi osserva e giudica chi? Chi accusa chi?
Di chi è davvero quell’occhio inquisitore se non il mio?
Qui il link di un grande singolo (oltre che ottimo video) destinato a fare tanta strada.