A Napoli, il 20 dicembre, alle ore 18.00, nello storico salotto teatrale di Casa Santanelli, si è tenuto il primo appuntamento di “In verità, in verità vi dico… Incontri ravvicinati di teatro” con l’attrice Isa Danieli ed il direttore di scena Gigi Esposito.
Il progetto – gestito da Il teatro cerca casa, ad opera dello scrittore Manlio Santanelli, direttore artistico dell’evento – prevede incontri artistici con personalità di spicco del mondo dello spettacolo, attraverso i quali il pubblico potrà assistere ad una vera conversazione con l’artista che si ritroverà protagonista di una “confessione” faccia a faccia sui ruoli e le figure presenti nel mestiere dello spettacolo.
Comodamente seduti su un divano – contornati da un numeroso pubblico, tra le decorazioni natalizie e centinaia di libri – in una calda ed accogliente atmosfera casalinga, prendono il via i racconti di Isa Danieli, dagli esordi della sua carriera con il grande Eduardo De Filippo, fino agli spettacoli in cui è attualmente impegnata. Dalle parti imparate velocemente a memoria in camerino, dai trucchi ed i vestiti portati da casa, all’epoca non forniti dalle compagnie.
A fargli da spalla e a condividere e, talvolta “suggerirle” aneddoti e ricordi, seduto accanto a lei, il direttore di scena Gigi Esposito, storico collaboratore artistico, nonché suo compagno di vita.
Tante sono le domande a cui la signora Isa Danieli è chiamata a rispondere. Il pubblico presente è vastissimo, dai giovani allievi delle scuole teatrali napoletane, ai bambini dei laboratori didattici di teatro, da donne anziane, sue ammiratrici, agli addetti al lavoro di stampa.
Racconta di quando per pagarsi i vestiti di scena doveva sacrificare metà stipendio, di quando nei testi impegnativi, si è trovata a recitare anche davanti a soli 10 spettatori. Parla dei copioni televisivi che ha recitato comunque con passione, nonostante la TV non sia tra le sue maggiori preferenze. e racconta di non aver mai mollato. Nonostante la crisi del teatro, i problemi dell’epoca e tutte le vicissitudini di cui questo mondo teatrale è pieno.
Sorride, si emoziona, si apre e si concede a noi di MyDreams per qualche domanda.
A fronte dei laboratori teatrali che spesso organizzano le scuole, crede sia possibile, in un futuro prossimo, inserire il teatro come materia di studio fin dalle scuole elementari?
«Lo spero realmente tanto. Dovrebbe essere così. Sarebbe davvero educativo e formativo».
In tantissimi anni di carriera, c’è qualche esperienza che l’ha segnata particolarmente?
«Tutto ciò che ho fatto, mi ha segnato in qualche modo. Ti trovi a recitare qualcosa di tragico, altre volte divertente, ma in ogni caso, c’è un’emozione. Un sentimento nel teatro si trova sempre e tutto si può contrapporre all’opposto di ciò che è realmente, nel comico puoi commuoverti o far commuovere il pubblico, nel tragico, può accadere qualcosa di bello che ti fa sorridere. Insomma, può capitare che ti abbandoni. Non sempre riesci ad essere distaccato da quello che stai recitando. Dipende anche dagli stati d’animo che vivi».
Nelle ultime settimane è sempre più frequente la denuncia di giovani attrici che raccontano casi di violenze ed avances da parte di registi e produttori. Lei cosa ne pensa?
«Io sono stata una di quelle condannate quando ero piccola, perchè ero bella, dovendo rinunciare al cinema per trenta anni. Sono cose, che purtroppo, ci sono sempre state. Quando avevo 15 anni, si doveva realizzare un film che si chiamava “Maruzzella”, e cercavano la protagonista, che doveva essere, giovane e bella. In quel periodo lavoravo già con Eduardo e decisi di sottopormi a questo provino. All’incontro, mi accolse un addetto alla produzione, che oltre a chiedermi cosa facessi, mi disse subito che alcune scese si sarebbero girate in costume, chiedendomi subito dopo di scoprire le gambe. Parliamo del 1952. Questa richiesta, in un primo momento, mi intimorì, poi mi alzai un po’ la gonna poco più in alto delle caviglie. Fu allora che quest’uomo si alzò dalla scrivania e mi indicò in che modo avrei dovuto sfiorarmi la gamba. In quel momento, nonostante i miei 15 anni, su quella mano gli diedi “nu pacchero esagerato” (un ceffone) e scappai a casa in lacrime per raccontare tutto alla mia famiglia. Mi sentivo offesa ed umiliata e dissi a me stessa che se quello era il modo per fare cinema, io non lo avrei mai fatto. Infatti ho iniziato a lavorare nel cinema a 37 anni».
Ha accettato in età adulta perché era ormai temprata davanti a certe cose?
«No, in verità è stato un caso, perché io già lavoravo bene in teatro e non mi interessava il cinema. Fino a quando fu un mio amico fotografo ad invogliarmi. Mi disse che ero bella e mi spinse a fare un book fotografico. Ma io non avevo nemmeno i soldi per pagarmi le foto, così lui mi permise di pagarglielo a rate e mi trovò anche un agente. E poco dopo iniziai il mio primo film con la Wertmuller che si chiamava “Film d’amore e d’anarchia” dove interpretavo una prostituta e c’erano grandi nomi tra i protagonisti come Mariangela Melato, Giancarlo Giannini. Quindi, queste proposte al cinema ci sono sempre state. Sono le donne che devono reagire subito e scappare via. Ma reagire subito, non dirlo dopo anni».
Le date dei successivi incontri non sono ancora fissate e saranno comunicate prossimamente sul sito www.ilteatrocercacasa.it o sulle pagine social della rassegna.