Ieri, 19 dicembre 2017, Carmen Consoli ha illuminato il Teatro Valli di Reggio Emilia. D’altronde è questo che fanno le sirene: “splendono”.
Il concerto è iniziato in sordina, Carmen è salita sul palco senza effetti speciali ma con una miriade di virtuosismi: si è donata al pubblico chitarra e voce, ripercorrendo anni della sua storia attraverso “Sulle rive di Morfeo”, “Narciso”, “Fiori d’arancio” e “Geisha”. Ha ricordato ad ogni singolo spettatore il motivo per cui lei, dopo oltre vent’anni di carriera, resta l’unica cantantessa. Non c’è neologismo che tenga di fronte a quello che nel lontano 1996 le donò Allan Goldberg. Non solo poesia, non solo canzoni: le poesie cantate di Carmen sono state e continueranno ad essere le protagoniste assolute di “Eco di Sirene Tour”.
«Questa è l’ultima data italiana di questo tour – spiega la cantautrice. – Da sempre si dice che ogni artista ha il pubblico che si merita, a guardarvi ogni volta qui dal palco posso dire che non me la passo affatto male.»
Il viaggio musicale continua così tra echi senza ostacoli in compagnia di due nuove “voci”, quella del violino di Emilia Belfiore e del violoncello di Claudia della Gatta. Si riparte da uno dei brani più celebri di Carmen, un addio tra i mille violini suonati dal vento de “L’ultimo bacio”. Si continua rievocando la “Pioggia d’aprile”: nessun panno steso ad asciugare e nessuna imbarcazione a Reggio Emilia, ma sicuramente “la tanto attesa calda stagione” si farà ancora aspettare e parecchio.
«Io vorrei – afferma la cantante catanese – che ognuno di voi venisse in Sicilia con me. Vi vorrei far vedere la bellezza del mare che abbraccia il vulcano e quanto è bello avere freddo con 13 gradi.»
Carmen lascia che sia “La notte più lunga” a raccontare il resto, perché sugli sbarchi dei migranti in Sicilia si potrebbe anche non dire nulla, ma la Consoli ha saputo affrontare il dolore di un intero paese trovando il modo di usare un dono che da sempre è concesso agli esseri umani mortali: il linguaggio.
E così tutto diviene poesia, tutto si tramuta in canzoni eterne. Tutto inizia dal cuore e al cuore ritorna. La cantantessa parte sempre dalle sue radici e presenta le canzoni legate alla sua famiglia con la sua “salubre autoironia”: “Mandaci una cartolina”, dedicata al padre scomparso qualche anno fa, è la punta dell’iceberg.
A questo ci ha abituati Carmen Consoli, lei che non ha mai ceduto ai social network né alle logiche del mercato musicale e che si è presa ben cinque anni di esasperante lentezza per ritornare con un nuovo album.
Meraviglioso, da napoletana, osservare la platea da un palchetto laterale il momento in cui nel brano “AAA Cercasi” Carmen cita le donne sicule e quelle padane: nessuna etichetta, solo parole potenti in grado di distruggere barriere.
Surreale invece ammirare il pubblico nell’ascolto dell’omaggio dell’artista a Rosa Balistreri. In questo caso non è una questione di significati: il siciliano ricorda a tutti che “in principio era il suono”, le reazioni a quei suoni sono tutti nelle nostre mani.
La cantantessa saluta il pubblico omaggiando il resto della famiglia (che in Sicilia si sa, ci tengono a queste cose). In primis la ninna nanna al figlio per cui ha scritto “Questa piccola magia”, infine una dedica alla madre e a tutto il pubblico con uno dei brani che fanno da colonna sonora alla nostra storia : “In bianco e nero”.
L’artista catanese va via raccogliendo tantissimi applausi e abbracciando una bambina salita sul palco per salutarla: «Cercate la felicità – sentenzia Carmen. – Attenti però: non cercatela domani, fatelo adesso.»
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