Dopo campioni del calibro di Gattuso, Castrogiovanni, Galanda, Cacciatori e Vinci, il 5 dicembre al Teatro Brancaccio è stato il turno di Paolo Di Canio e Simone Moro. Intervistati da Marco Mazzocchi per il terzo appuntamento della rassegna “Spot tra epica ed … etica”.
Le emozioni, il sacrificio e le gioie dei grandi successi, ma anche spazio ai segreti della loro carriera e alle domande del pubblico. Una rassegna che si avvale dell’ausilio di immagini e video tratti dall’immenso archivio multimediale di Rai Sport, in cui il pubblico partecipa interagendo con gli sportivi, condividendo emozioni e ponendo domande dirette. A completamento della natura degli eventi, i protagonisti sportivi dell’incontro scelgono un’organizzazione no-profit alla quale devolvere parte dell’incasso. Le vicende del mondo dello sport degli ultimi anni (calcio-scommesse, doping, scandali…) allontanano il pubblico da un universo che sembra aver perso i propri valori. L’obbiettivo di questi eventi, moderati da un giornalista sportivo di esperienza come Marco Mazzocchi, è incontrare alcuni grandi personaggi dello sport, che hanno caratterizzato la propria carriera con un alto profilo comportamentale – per trasmettere princìpi, idee e valori tali da poter essere recepiti e condivisi dal pubblico, analizzando lo stato attuale del mondo dello sport.
Una rassegna con l’ausilio di immagini e video tratti dall’immenso archivio multimediale di Rai Sport, in cui il pubblico partecipa interagendo con gli sportivi, condividendo emozioni e ponendo domande sulla loro carriera e sul momento attuale dello sport. Questo progetto non ha quindi bisogno di attori per il semplice fatto che si realizza in una cornice teatrale, bensì di individui capaci di essere semplicemente sé stessi e la cui storia personale denota profonda coerenza e credibilità.
Il prossimo appuntamento è il 22 gennaio con Ivan Basso, Fiona May e Valentina Vezzali. Una serata davvero unica e indimenticabile. La possibilità di ascoltare due grandi campioni appartenenti a sport completamente diversi è un onore e un privilegio. Grazie al Teatro Brancaccio è possibile entrare in contatto con grandi campioni che hanno fatto la storia dell’Italia. Lo consiglio a tutti, grandi e piccini. Complimenti!
Paolo Di Canio. «Io sono cambiato e non da ieri… ma certe etichette non me le toglierò mai, ne sono consapevole. Ho detto che sono pentito di tante cose, non che nella mia vita sono stato un santo. Io sono rigido caratterialmente, ma per le scelte che ho fatto nella mia vita, non mi pento di nulla. Rifarei tutto dall’inizio alla fine. Io ho sempre fatto qualcosa guardando negli occhi l’avversario, non vedrete mai un’azione vigliacca da parte mia. Io sono di origini molto umili, quando ero ragazzino scelsi di non studiare e mio padre mi portava in cantiere a lavorare con lui. Per fortuna piano piano tutti capirno quale fosse il mio vero sogno e sono qui oggi è anche grazie a chi ha capito che non avrei mi potuto fare altro se non giocare a calcio».
Simone Moro. «Nel 1997, con Anatoli Boukreev, salimmo sull’Annapurna senza radio, telefoni e satellite, con il solo accordo che l’elicottero venisse a prenderci dopo due mesi. Successe una tragedia: travolti da una valanga, mi salvai solo io. Alla spedizione successiva ero in diretta radiofonica e corsi gli stessi pericoli, ma non accadde nulla. La differenza? Con la tecnologia, se muori, muori in diretta. Il sogno della mia vita era proprio fare questo, l’alpinista da sempre. Oggi è tutto molto cambiato, è un pò finito il sogno ingenuo per lasciar spazio all’ aspetto commerciale, dove le persone pagano per avere un maestro che possa seguirli. Il più grande insegnamento per me è il fallimento. Oggi per fortuna sta tornando questa bella cosa che è la capacità di rialzarsi dopo un fallimento. La vera vittoria non è arrivare in vetta, ma tornare a casa. La vetta è solo metà dell’impresa».