A volte da napoletani non riusciamo ad analizzare con lucidità le trasformazioni della nostra città; Napoli è stata apprezzata ed amata in tutte le epoche, soprattutto nel Settecento quando i figli di nobili compivano i famosi “viaggi in Italia” e restavano affascinati dalle bellezze paesaggistiche e dai nostri usi e costumi. Stendhal nel 1817 diceva: “Parto. Non dimenticherò mai la Via Toledo: la via più popolosa e gaia del mondo”.
Eduardo Tartaglia parte dalla considerazione dello scrittore francesce per lo spettacolo “Statue unite”, che ha scritto, diretto ed interpretato e che è in scena al teatro Sannazaro fino al 19 aprile. In esso i due protagonisti, Adelaide (Veronica Mazza) e Raffaele (Eduardo Tartaglia), si trovano ad esercitare la loro “arte di statue viventi” in via Toledo nel 2013. Avvolti da ampi camicioni di un vistoso colore arancio con le gambe conserte nella tipica postura siddhàsana; catturano l’attenzione dei passanti (o questo almeno nei loro auspici) grazie ad un misterioso artificio, una magia, un prodigio nascosto che, quasi in spregio ad ogni legge fisica, consente ad Adelaide di galleggiare nel vuoto, proprio sopra la testa di Rafaele. Sorretta, questo è evidente ma, non di meno, ugualmente inspiegabile all’apparenza, dal solo esile bastone che Rafaele mantiene saldo con la destra. I due con il loro dialogo rompono la quiete della notte, di una Via Toledo desolatamente spettrale e deserta.
Un modo efficace e interessante di rappresentare la nostra città, i suoi infiniti contrasti, le sue mille facce raccolte in questo spaccato di vita . La storia fa ridere ma anche riflettere su quello che è diventata la nostra socieà: oggi viviamo soli nella moltitudine, non esiste interesse al dialogo rapiti come siamo dalle diavolerie tecnologiche in continua evoluzione, tantissime persone sono costrette ad usare mille espedienti per tirare avanti. Molti ricorrono all’arte ma in molti casi proprio gli artisti di strada nascondono storie personali tremende. Nelle loro performance di strada, che in molti casi non hanno nulla di artistico come nel caso delle nostre statue unite, si racchiude il senso della vita di oggi: un continuo mendicare attenzione per sentirsi ancora vivi.
Ottima l’interpretazione di Veronica Mazza che riesce ad arricchire il suo personaggio con infinite sfumature recitative ed a renderlo dinamico pur nella sua staticità. Buono anche il testo anche se forse sarebbe stato meglio pensare ad intervallare il dialogo tra i due protagnisti con incursioni di altri attori; l’unica prevista è quella di Giuseppe De Rosa nei panni di un brigadiere.
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