Rientro da solista per Luciano Panama, giovane cantautore messinese, classe 1980. Appassionato di musica, comincia a spaziare dal rock inglese a quello americano, iniziando a studiare da autodidatta, chitarra, basso e pianoforte. Dopo diverse esperienze, arriva nel 2000 a formare Entourage. Nel 2003 la prima demo con cui la band, partecipa e vince il Jestrairock, suonando al Festival di Bergamo nell’estate 2004. Nel 2006 arriva Enter In Our Age, primo mini- album che vince la partecipazione ad Arezzo Wave Sicilia e porta così il gruppo, a suonare nel luglio 2006 ad ArezzoWaveFestival. Nel 2010 esce Prisma, il primo mini-album distribuito in Italia da Audioglobe, ottenendo buone recensioni dalla critica, fino a portare Entourage a suonare con la maggiore frequenza live. Sarà poi la volta di Yoga e Supercar, due Extended Play, lanciati nell’anno 2012. Il 2013 sarà invece l’anno di Vivendo Colore, undici tracce, mixato e prodotto da Luciano, presso lo YouthStudio. Un lavoro discografico multi premiato. Nel 2015 Luciano Panama comincerà un percorso da solista, fino all’approdo di Piramidi. Otto canzoni d’amore, di destino e di morte. Un concept che con una metafora musicale, esprime un intenso contenuto. Noi ne abbiamo conosciuto da vicino il fil rouge, in una bella chiacchierata.
Da voce leader degli Entourage ad un rock sanguigno da solista. In questo nuovo lavoro quanto c’è del tuo precedente percorso e quanto c’è di questo tuo esordio da solista?
«Credo che Piramidi sia la normale evoluzione del mio progetto precedente. Sono cresciuto come musicista, come produttore, come uomo. Con Entourage ho fatto un pezzo di vita in cui ho imparato e sperimentato tante cose, dalla musica al management di un progetto di questo tipo, alla produzione di un disco in studio. Grazie a questo percorso oggi, sono riuscito a pubblicare Piramidi».
Piramidi è il titolo del disco. Cosa rappresenta questo lavoro, scritto, suonato, registrato e prodotto da te e perché la scelta di questo titolo?
«Le Piramidi mi hanno sempre affascinato, sia dal punto di vista architettonico che da quello spirituale. Mi sanno di umanità, di impresa. Sono luoghi di culto, dove ritrovare se stessi. Quando ho completato il disco, ceravo una parola che racchiudesse tutto il suo significato e Piramidi mi è sembrata la migliore. Piramidi rappresenta il mio presente, ma credo anche il futuro, lavorare da solo ad un progetto di questo tipo, mi ha fatto crescere tanto, mi ha costretto a studiare nuove soluzioni, mi ha fatto mettere in gioco più punti di vista. Vorrei che la mia vita fosse sempre così. Nuove sfide, nuovi obiettivi».
I testi parlano di amore, di destino, di morte. Troveresti un unico aggettivo per descrivere l’intero album?
«No! Non sono capace di trovare un solo aggettivo, anche perché il disco è vario, sia negli argomenti che nel sound, quindi rischierei di essere troppo banale o di sminuire il lavoro nell’insieme. Però ho deciso di risponderti così: onestà, coraggio, necessità. Percorso, riflessione, cambiamento. Forza interiore, fare, responsabilità, istinto di sopravvivenza, evoluzione».
Dopo anni di silenzio decidi di tornare sulle scene. Cosa si prova?
«C’è grande emozione, tensione, aspettative. Tornare a pubblicare un disco e farlo producendo tutto da solo. Assumendomi tutte le responsabilità, mettendomi a nudo. È stata una scelta importante, è stato come rinascere. C’è la voglia di mettermi in gioco, di capire che tipo di canzoni scrivo e che dischi pubblico. Come la gente li percepisce, cosa sono in grado di comunicare».
Le otto tracce appaiono unite da un “mood” autentico e libero. Possiamo “scavare” una chiave introspettiva?
«C’è un filo conduttore dal punto di vista musicale, dell’arrangiamento, delle strutture. Dell’attitudine nel concepire una canzone e quindi un disco. È molto libero e vario, questo è quello che nel tempo, voglio sviluppare. Voglio aprire delle porte e non chiuderle. Dal punto di vista testuale, il disco parla di più argomenti, quelli che in questo momento della mia vita, mi toccano di più. Il senso e l’evoluzione del rock’n’roll, il senso dei luoghi in cui si vive, il confronto, le idee della gente con cui giornalmente ci si relaziona. Il senso dell’umanità su questa terra, lo spirito, i beni materiali».
Cosa ti aspetti da questo nuovo lavoro?
«Credo di aver trovato un linguaggio che arriva a più gente, quindi spero che ciò accada. Voglio iniziare al meglio questo nuovo percorso e mi auguro che Piramidi riesca a rimanere un buon album, per la sua qualità e per il suo contenuto anche negli anni a venire. Che le canzoni e l’album nell’insieme, possano essere una boccata d’aria, di energia positiva e di rafforzamento dell’anima».
Seguiranno dei live?
«Si. Per adesso ho deciso di girare con un live- solo con chitarra e voce. Ci saranno diversi concerti, un po’ in tutta Italia. Ma quello che vorrei è riuscire a portare Piramidi live anche con una band al completo, in modo che il disco, ma anche la mia idea di musica, possano avere la giusta collocazione ed espressione. Comunque mi piacerebbe portare in giro anche un nuovo modo di vivere, di pensare, di affrontare le situazioni e non solo delle canzoni o un concerto o uno show».