Sfera Ebbasta pubblica “Zero” (Mondadori) , il suo primo libro intitolato come uno dei suoi brani. «Siamo partiti da zero, come dice la canzone, e siamo arrivati fin qui, ma questo non è un punto di arrivo. Il rap è solo una piccola parte del piano, per me. Vorrei essere uno di quegli artisti indiscutibili, che possono piacerti o non piacerti, ma che non puoi fare a meno di rispettare, perché hanno dato voce a qualcosa di unico. Tutto sembrava impossibile all’inizio, ma fin da subito ho trattato la musica come se fosse un lavoro vero. Ci ho messo tutto l’impegno e la cura del mondo… Il mio è stato un mix di talento e fortuna. Non penso sia stato solo il caso a portarmi fin qui. C’è un motivo per cui sono capitato al posto giusto e al momento giusto: pensavo a quello tutti i giorni, tutto il giorno».
L’ascesa di Sfera è un caso più unico che raro nella discografia italiana. Cresciuto nei casermoni popolari di Cinisello Balsamo, nell’hinterland di Milano, comincia a fare rap sin da piccolo per divertirsi con gli amici. Affascinato dall’immaginario trap – un sottogenere crudo e ipnotico che va forte nelle periferie di tutto il mondo, da Atlanta a Chicago, da Parigi a Seoul – punta su suoni, immagini e contenuti che non lasciano spazio a compromessi. Un pugno nello stomaco per l’Italia perbenista e nazional-popolare, ma una ventata d’aria fresca per chi nella musica non accetta ipocrisie. A distanza di due anni dal suo debutto, Sfera Ebbasta pubblica i suoi dischi per Universal/Def Jam, la più blasonata etichetta hip hop al mondo. È ai vertici di tutte le classifiche di vendita, vanta prestigiose collaborazioni internazionali, è considerato una delle voci più rappresentative della sua generazione, ha sfilato e disegnato collezioni per stilisti all’avanguardia, lanciando per primo un trend, quello della trap, che ora va per la maggiore anche da noi. E questo è solo l’inizio.