Il Teatro Mercadante di Napoli apre la nuova stagione con Sei Personaggi In Cerca D’Autore di Luigi Pirandello, con Eros Pagni, Federica Granata, Gaia Aprea, Paolo Serra, Giacinto Palmarini; regia di Luca De Fusco; una co-produzione Teatro Stabile di Napoli e Teatro Stabile di Genova (repliche fino a domenica 12 Novembre).
Debuttato al Teatro Valle di Roma nel 1921, Sei Personaggi In Cerca D’Autore è uno dei massimi capolavori teatrali mondiali del Novecento, anche se alla prima scatenò violente reazioni del pubblico. L’abolizione definitiva e totale della quarta parete, come di ogni altra convenzione teatrale (sipario, quinte…) era qualcosa di inedito, come anche l’arrivo degli attori sul palcoscenico dalla platea. Tutto ciò fu ritenuto all’epoca folle e irriguardoso, ma spalancò le porte al Teatro d’Avanguardia che avrebbe caratterizzato tutto il secolo. Al centro del dramma, due gruppi di persone: una compagnia teatrale che cerca di mettere in scena Il Giuoco Delle Parti dello stesso Pirandello e sei Personaggi che irrompono sul palcoscenico, implorando il capocomico di provare la loro tragedia, dal momento che il loro autore li ha abbandonati. L’entrata di questi ultimi non avviene qui dalla platea, ma dal fondo della scena dove, su un pannello, sono proiettate le loro immagini in bianco e nero. L’effetto è come di un distaccamento da uno schermo cinematografico, tanto più efficace in quanto per tutto lo spettacolo essi sono illuminati da Gigi Saccomandi con colori freddi – che danno appunto un effetto di bianco e nero – mentre la compagnia di attori è illuminata con colori caldi. Così come quest’ultima è vestita da Marta Crisolini Malatesta con colorati costumi anni ’50, mentre i Personaggi vestono in nero anni ’20. “La scelta di far venire giù i personaggi da uno schermo – spiega Luca De Fusco – deriva dalla irrappresentabilità di una storia così scabrosa (anche per i nostri giorni) in teatro. Anche se nel testo si parla di letteratura, ho pensato che una tale vicenda si addica più a un linguaggio cinematografico”. Da qui l’uso delle installazioni video di Alessandro Papa, che ormai sono diventate la cifra stilistica di De Fusco e che stavolta appaiono più misurate, meno invadenti e perciò di maggiore effetto. Da qui anche l’utilizzo delle belle e inquietanti musiche di Raul Bagno a mo’ di vera e propria colonna sonora.
Una regia, quella di Luca De Fusco, attenta e misurata, che dà molto rilievo ai drammi individuali di questi personaggi metafisici e ai rapporti tra di loro e tra loro e il Capocomico, molto ben delineato da Paolo Serra. Dispiace solo che la compagnia di attori risulti così ridimensionata, ridotta com’è a mera spettatrice del dramma meta-teatrale, fatta eccezione per i gustosi interventi dei bravi Giacinto Palmarini (il Primo Attore) e Maria Basile Scarpetta (la Prima Attrice). Eros Pagni (il Padre) si conferma uno dei più grandi attori del nostro Teatro. Ascoltare i suoi monologhi, i suoi silenzi e vedere i suoi piccoli gesti, i suoi sguardi apre il cuore e la mente. Il suo dramma personale dell’incomunicabilità e dell’impossibilità di comprendere la vera essenza del prossimo – e quindi di rappresentarla – è enunciato con tale chiarezza e trasporto da abbracciare tutta la platea e diventare così dramma universale. Appassionata e struggente l’interpretazione della Madre di Federica Granata; profonda e grintosa come sempre Gaia Aprea nei panni della Figliastra; ironico e suggestivo l’intervento della perfida Madama Pace, evocata da una pioggia di cappellini, interpretata da Angela Pagano, una vera Signora della scena.
Spettacolo da non perdere.