Dai risultati degli esperimenti effettuati da un gruppo di ricerca coordinato dalla Brigham Young University negli Stati Uniti e pubblicati su Journal of Neuroscience, si evince come la marijuana riesca a ‘stregare’ il cervello ancora immaturo dei giovani sabotando i ‘freni inibitori’ del circuito nervoso della gratificazione.
In particolare i ricercatori, guidati dal neuroscienziato Jeffrey Edwards, hanno esaminato la regione del cervello che viene solitamente chiamata ‘area tegmentale ventrale’ e che è vittima delle droghe d’abuso. Gli esperimeti sono stati eseguiti sui topi giovani (cuccioli oppure ‘adolescenti’) ed hanno permesso di valutare gli effetti scatenati dal principio attivo della marijuana, il tetraidrocannabinolo (Thc).
I risultati degli esperimenti hanno quindi dimostrato che la somministrazione quotidiana di Thc per una settimana blocca il recupero delle connessioni nervose (sinapsi) formate da un particolare sottotipo di neuroni (ossi quelli Gabaergici) che hanno una funzione inibitoria nel circuito della ricompensa. Sabotando questi ‘freni inibitori’, la marijuana incrementerebbe i livelli di dopamina (il neurotrasmettitore del piacere) aumentando quindi il senso di gratificazione ed il rischio di svilupparne dipendenza.