“Made in China Napoletano” uscirà nelle sale cinematografiche dal 12 ottobre. Scritto, diretto e interpretato da Simone Schettino, il film segna l’esordio alla regia dell’attore comico, cabarettista napoletano. Il lavoro si inserisce nel filone che mira a far rinascere la filmografia napoletana e a inserirla nel circuito nazionale. Lo stile è quello della commedia all’italiana, surreale e grottesca, ma con dei risvolti inaspettati e originali. Oltre a Simone Schettino, nel cast anche Tosca D’Aquino, Benedetto Casillo, Elisabetta Gregoracci, Fabio Gravina, Yoon C.Yoice, Gino Cogliandro, Angelo Di Gennaro, Mimmo Ruggiero, Rosaria D’Urso, Chen Lyngyan, Maria Chiara Farina, Aigerim Asanova, Chiara Alberti e la partecipazione straordinaria di Tommaso Bianco e di Maurizio Mattioli.
È la storia tragicomica di Vittorio (Simone Schettino) che in seguito al fallimento della sua attività commerciale si improvvisa ladro e decide con i suoi amici di svaligiare il negozio dell’uomo che lo ha rovinato economicamente (il cinese Pask Lee), ma il tentativo di furto fallisce e Vittorio rischia la vita andando in coma. Al suo risveglio troverà una realtà completamente diversa da quella che aveva lasciato prima dell’incidente. La sorella Patrizia (Tosca D’ Aquino), cacciata di casa dai genitori, decide di convolare a nozze proprio con Pask lee, e cerca di convincere Vittorio ad accasarsi con la sorella di lui. Ma Vittorio si difende a modo suo dall’invasione cinese e con l’aiuto di suo zio Don Antonio, contrabbandiere (Angelo Di Gennaro) riporterà sulle tavole dei napoletani le eccellenze alimentari che il monopolio cinese aveva cercato di spazzare via.
«La piccola e media impresa – ha sottolineato Simone Schettino – sta per scomparire, perché non possono competere con i prezzi della merce che arriva dall’estero. Le nostre tradizioni sono secolari e stiamo resistendo alla globalizzazione che avanza. Il messaggio mediatico che si vuole far passare oggi è quello di Napoli capitale dell’illegalità, mentre bisognerebbe mettere in luce tutto quello che abbiamo di bello. Il messaggio ironico e affettuoso che ci arriva alla fine è che ognuno di noi deve coltivare e difendere il proprio giardino con amore e dedizione, senza delegare agli altri quello che può fare lui stesso». Finale a sorpresa. Da vedere.