È previsto per ottobre il debutto in Italia di “Heathers The Musical – High School Edition” versione italiana, grazie alla concessione di Samuel French Inc. – New York. Il musical, che prende spunto dal film-cult del 1989 “Heathers – Schegge di follia” di Daniel Waters, con Winona Ryder e Christian Slater, sarà completamente in italiano. La versione italiana sarà curata dalle accademie “Professione spettacolo” e “Accademia Platafisica” e affidata all’interpretazione di giovani artisti delle accademie, affiancati da professionisti. Ci parla dello spettacolo Marcello Sindici che insieme a Brunella Platania è l’ideatore di questo progetto.
Quali sono le esigenze che vi hanno spinto a portare in scena “Heathers”?
«Praticamente è nato da una nostra grossa curiosità, mia e di mia moglie Brunella Platania, con la quale è nato il progetto, nel cercare sempre delle idee originali per dei musical. Avevamo sentito alcuni brani di quest’opera e c’erano piaciuti tantissimo. La cosa che ci ha attratto di più è stata la bellezza della colonna sonora in prima battuta. Poi siamo andati a fondo, ci siamo documentati sull’opera, sulla trama, sul libretto e abbiamo scoperto paradossalmente, dico paradossalmente perché all’inizio non avevamo capito, che Heathers era il musical sulla storia del film in italiano “Schegge di follia” quello che uscì nel 1989 e che lanciò e portò al successo Christian Slater e Winona Ryder. Infatti il film si chiamava Heathers. Da lì ci siamo incuriositi tantissimo. Il film ce lo ricordavamo, io l’avevo visto, quindi siamo andati a fondo e siamo rimasti stregati da questo lavoro per la bellezza della sua sinossi, della colonna sonora, poi devo dire anche per i temi che tratta. Tratta dei temi molto scottanti, attuali».
Un musical forte, che affronta le tematiche del bullismo, omofobia, suicidio, come le avete affrontate voi?
«Di quest’opera esistono due versioni che arrivano dall’America per cui loro concedono i diritti. Esiste la versione per i diritti professionali che non è quella che abbiamo acquisito noi in prima battuta, e poi esiste quella che loro chiamano High school edition, cioè un’edizione scolastica di alto livello e che è stata, chiaramente, un po’ riveduta, corretta, da loro perché quella originale che noi non faremo, perché non ci hanno autorizzato, è veramente forte, usa dei linguaggi forti, ha visivamente delle situazioni sceniche molto esplicite non si preoccupa di censurare nulla. Quella non ci hanno consentito di farla in prima battuta proprio perché vogliono conoscerci, vogliono vedere come lavoriamo, quello che facciamo. Quello che facciamo noi è un pochettino ammorbidita, però tratta di tutti i temi citati, ma “ammorbidita” detto tra virgolette».
Qual è il messaggio che volete mandare ai giovani attraverso questo spettacolo?
«Il messaggio che vogliamo mandare è sicuramente di riflessione. Vogliamo che questo spettacolo faccia riflettere, perché qui in realtà si parla anche di sociopatia. Jason Dean, il protagonista maschile, è palesemente un sociopatico, che non riesce a relazionarsi assolutamente con la società che lo circonda, ha il suo mondo, vive nel suo mondo e architetta questo sterminio di massa in questa scuola perché secondo lui sterminando tutti punisce la società. Qui parliamo di un concetto portato agli estremi. Il messaggio che noi vogliamo mandare è sicuramente un messaggio positivo anche perché il musical prevede nel finale un lieto fine, com’è giusto che sia. Durante lo spettacolo si raccontano le vicende, le patologie di tutti i personaggi però, alla fine, Veronica, che è la protagonista femminile, fa una richiesta a tutti, tramite il testo di un brano. Sostanzialmente dice “ma perché noi non possiamo vivere una vita da diciassettenni, e dobbiamo per forza andare a cercare qualcosa che non ci appartiene, che non appartiene alla nostra età” e quindi tutti concettualmente, si uniscono sotto la stessa canzone che rappresenta il volerci accomunare sotto questa idea che porta al lieto fine».
Il vostro lavoro prevede la presenza di giovani artisti provenienti dalle accademie “Professione Spettacolo” e “Accademia Platafisica”, come hanno affrontato i giovani artisti queste tematiche?
«La domanda è interessante perché abbiamo scoperto, non volendo, che all’interno del cast ci sono persone che forse, in passato, hanno avuto qualche piccolo incidente di percorso con il bullismo. Chiaramente ci sono state delle reazioni anche forti durante l’allestimento, reazioni emozionali, ma è sempre tutto molto costruttivo perché noi cerchiamo di essere dissacranti. Volevo dire anche questo: lo spettacolo è molto dissacrante, è comico e ironico in tantissimi suoi passaggi. È comico per scelta degli autori originali: dissacrare i concetti, per cercare di marginali il più possibile.
Una cosa che voglio dirle è che noi stiamo facendo un grandissimo lavoro di traduzione perché lo spettacolo, il libretto, è stato tutto tradotto. Chiaramente tutto il materiale che ci hanno mandato dall’America è originale e in lingua inglese. Noi stiamo adattando anche tutte le canzoni, che saranno tutte in italiano. Questa è una grande scommessa. Partiamo avvantaggiati rispetto a tanti musical famosi. La nostra forza è che non essendo così famose queste canzoni, proponendole già da subito in italiano, potrebbero diventare vincenti. Non essendo famose, le orecchie della gente le accetteranno sicuramente molto di più, piuttosto che la traduzione di una canzone famosa che conoscono in inglese».
Viste le tematiche forti, lo spettacolo ha un target preciso, ma vanta anche la collaborazione con alcune associazioni che trattano questi temi. Come e perché nasce questa collaborazione?
«Perché noi vogliamo che questo spettacolo si metta il più possibile al servizio del sociale. Se possiamo essere in qualche modo utili a qualsiasi forma di sensibilizzazione che combatta queste problematiche ben venga. Noi trattiamo anche l’istigazione al suicidio. Si parla veramente di tante cose forti all’interno dello spettacolo e quindi se lo spettacolo riesce ad essere in qualche modo un po’ utile, già solo nell’aspetto della sensibilizzazione, noi siamo ben felici.
È stata una mia idea quella di contattare alcune associazioni con cui in realtà esiste solo una semplice sinergia. Penso che loro su tutti i loro supporti mediatici promozionano questo spettacolo e noi, a nostra volta, diamo visibilità a loro sul nostro sito, su tutti i nostri supporti cartacei e promozionali».
Accanto ai giovani anche artisti professionisti, che cosa li accomuna?
«La scelta di inserire professioni è stata fatta, chiaramente, per dare un po’ di sostegno ai ragazzi, “un po’ di ciccia”, come si dice in gergo artistico, “nel senso ciccia artistica”, perché ci sono dei ruoli, tra cui quelli principali che sono dei ruoli tosti da sostenere. Con Brunella abbiamo cominciato a pensare a chi potesse fare cosa. Quando siamo arrivati sui personaggi principali abbiamo detto “Oddio, forse tra i nostri ragazzi non c’è davvero nessuno che possa affrontare questi ruoli” e quindi abbiamo pensato di ricorrere a degli amici: Veronica la farà Rosy Messina, una di famiglia, è infatti, una nostra docente di canto, ha già esperienze tra cui “Se il tempo gambero”, Luca Setaccioli farà la parte di Jason Dean, Alice Gallo quella di Heather Chandler e Giacomo Nappini quella di Paul Kelly, Mr. Sawyer, Principal Gowan».