Lello Serao adatta e dirige “le statue movibili” di Antonio Petito in scena al “Piccolo del Bellini” fino al 26 aprile. Il regista napoletano dimostra come un testo tipico della tradizione possa essere interpretato lasciando spazio alla creatività e all’improvvisazione degli attori.
Gli attori si muovono con giustezza e semplicità all’interno dell’efficace impianto registico; Serao mette insieme una compagnia formata da giovani attori (Daniela Ioia, Biagio Musella, Raffaele Parisi, Marco Montecatino) che convivono perfettamente con attori navigati, sempre molto convincenti nelle loro interpretazioni: Nunzia Schiano, Niko Mucci e Ciro Pellegrino.
Nel testo emerge con chiarezza, amplificato dalla scelta dei costumi e delle scene, il profondo contrasto tra i ricchi e i poveri; questo testo è uno dei tanti tasselli che hanno segnato l’inarrestabile processo, che terminerà con Scarpetta, che vede l’affermazione del “Felice” a dispetto della storica maschera di Pulcinella, che per secoli aveva segnato le scene. Qui siamo all’inizio di questo percorso infatti è ancora Pulcinella (il bravo Biagio Musella) il perno centrale, l’artefice di tutti gli accadimenti.
Felice è un giovane scanzonato studente e Pulcinella è il suo servitore scaltro, capace di risolvere, con le sue trovate, le disgrazie a cui la miseria e la costante mancanza di denaro condanna i due. Lo spirito è quello allegro e vivace che regna nelle case degli studenti squattrinati, per i quali l’amore, il gioco, il divertimento e il mangiare a sbafo costituiscono le uniche preoccupazioni della giornata.
Questo spirito allegro resta tale anche quando le faccende si complicano, anche quando la scoperta dell’inganno presuppone la punizione da parte degli adulti. Questi due mondi, quello bambino di Felice e Pulcinella e quello adulto dei proprietari di casa e dei parenti, non si incontrano mai, se non per artifici che servono ad arrivare ad un finale conciliante, ma le differenze restano e resteranno in barba alle promesse e alle buone intenzioni.
Molto funzionali le scene realizzate dal corso di scenografia dell’Accademia di Belle Arti su progetto di Martina Pagano e diretti dal professore Tonino Di Ronza; le tante porte di scena mettono in connessione il mondo dei personaggi con l’esterno, la città che domina e sconvolge gli equilibri interni.
I costumi di Annamaria Morelli sono perfetti; geniale l’abito e l’acconciatura scelti per Nunzia Schiano che fa sembrare la bravissima attrice napoletana un personaggio uscito da un film di Tim Burton.
Ottima prova corale, dunque, che attualizza, in maniera convincente, il testo e la maniera petitiana.
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