In occasione dell’Edizione di ALTAROMA di domenica 9 luglio 2017, gli studenti del Corso di Fashion Design dell’Accademia di Belle Arti di Napoli hanno presentato ABIT-Anti, il progetto che ha concluso il percorso didattico affrontato dagli allievi durante l’anno accademico 2016/2017.
Il progetto si articola sui concept di Emanuela Alfieri, Giuseppe Simeoli, Mary Nocerino, Ma Shuo, Soraya Caserta. Abiti che lavorano sul concetto di identità, delle molteplici e mutevoli, per meglio dire, identità che l’essere può assumere e variare nel qui e ora. Abiti che perdono la mera funzione di involucro, sovrastruttura, per accogliere e interpretare la mutevolezza del corpo e dell’animo, per costruire forme e significati che fluttuano, accompagnano, seguono le variegate sfaccettature di chi li indossa e su questo costruiscono la loro forma, acquistano significato e, infine, significano. Abito pensato e pensante, non più veste ma estensione di un corpo mutevole, espressione tangibile di una concettualità che si dispiega al continuo evolversi del pensiero. Cinque collezioni uomo e donna, che mirano quasi a perdere l’idea stessa di gender per vestire piuttosto l’essere pensante che lo indosserà e accompagnarne il percorso.
Dalla leggerezza ottenuta tramite sottrazione di Khifa – Lightness di Emanuela Alfieri, sinonimo di libertà di movimento e liberalizzazione del pensiero, ai monoliti di Bewilderness, collezione di Giuseppe Simeoli che ristabilisce nuove proporzioni tra i volumi come libera espressione creativa, agli esercizi sulla geometria delle collezioni Geometric Shapes di Mary Nocerino, Holma di Ma Shuo e Wooden di Soraya Caserta, dove l’abito diventa assemblaggio di forme che, letteralmente, mutano apparenza e significato,moltiplicando i propri, in un continuo gioco di costruzione e de-costruzione.
Emanuela Alfieri: Khifa – Lightness
Khifa, in arabo, e Lightness, due modi diversi di esprimere lo stesso concetto. La leggerezza. La collezione mostra abiti-camicia di lunghezze diverse, con particolari tagli che riprendono le linee architettoniche che caratterizzano le costruzioni delle maestose mosque dell’arte islamica. Chiffon, cadì di seta, garza: tessuti che si appoggiano sul corpo indovinandone i movimenti e inventandone di nuovi. Colore assoluto, il bianco, per rendere i capi liberi e aggiungere quella sottrazione di peso che Italo Calvino ha descritto nelle Lezioni Americane. Leggerezza, interiore ed esteriore, cosi come ha fatto l’architettura islamica nel passato e nel presente attraverso le moschee da cui la collezione prende ispirazione. Bianco come luogo mentale di pace e leggerezza. La leggerezza nella vita è essere concreti ma, allo stesso tempo, è saper sognare.
Giuseppe Simeoli: Bewilderment
La ricerca parte dall’architettura brutalista, nata a metà ‘900 con Le Corbusier, il primo ad aver usato il cemento grezzo per la costruzione di grandi opere architettoniche e ad aver esaltato l’estetica minimalista, la rudezza di questo materiale da costruzione. Vigore architettonico. Lo stesso vigore crudo, quasi violento che è possibile ritrovare nei blocchi colorati delle opere del pittore Mark Rothko. E con la stessa violenza, alla fine degli anni 70, la musica elettronica forma sottoculture tese a denunciare disagi politici, economici e sociali. Nasce il movimento rave, un nuovo fervore culturale. È da queste basi che nasce la collezione: capi streetwear rilavorati come per creare monoliti, grandi volumi di tessuto e ricerca del colore e della libera espressione creativa.
Mary Nocerino: Geometric Shapes
Geometric shapes interpreta la moda come un’arte autonoma: più che abiti, un divertissement sul concetto e possibilità delle forme geometriche, per dare vita a capi che possono essere indossati in moltissimi modi. La collezione si svincola dal preconcetto che determina la moda femminile come aderente, sinuosa e sensuale. I capi, progettati individualmente, scaturiscono da un’attenta ricerca sul geometrico e la mutazione delle forme. Triangolo, cilindro e cerchio: forme geometriche che si modellano e si reinventano su abiti morbidi, piegabili e mutabili, capaci di generare una continua trasformabilità dei capi tramite parti non cucite laterali.
Ma Shuo: Holma
L’abito strutturato di tradizione occidentale, analizzato, rivisitato, ripresentato attraverso gli occhi e le teorie decostruttiviste di scuola stilistica orientale, in particolare nel fashion design che ha caratterizzato i movimenti avanguardisti giapponesi a partire dalla seconda metà del Novecento. Un viaggio attraverso stili e culture che si incarna in una collezione dove l’abito è composto da pezzi che, assemblati e riassemblati, creano gli abiti. Ogni pezzo offre molteplici possibilità di assemblaggio, ogni assemblaggio crea un abito che si Modella, seguendo e accompagnando il corpo, maschile o femminile che sia, e le occasioni. I pezzi, scomposti, possono essere trasportati come una borsa, eliminando anche l’utilizzo della valigia.
Soraya Caserta: Wooden
La fase progettuale si basa sul concetto di costruzione e decostruzione della forma, due filosofie artistiche sviluppatesi nel corso del 900, Costruttivista e Decostruttivista. Genderless: si preferisce l’astrazione dell’individuo che indossa e la de-monumentalizzazione delle strutture. Armature androgine, rigide e bicromiche, lavorate in lana cotta ed ecopelle a taglio vivo. Interscambiabili e componibili, i capi della collezione sono suddivisi in pannelli che possono essere congiunti tramite occhielli in ottone e lacci in lana, generando una continua trasformabilità dei capi e di chi li indossa. Strutture che si ridefiniscono in un continuum di forme, una continua esplorazione di forme e volumi.
Accademia Di Belle Arti Di Napoli / Corso di fashion design
Il Corso di Fashion Design dell’Accademia di Belle Arti di Napoli ha l’obiettivo di formare progettisti per la moda con competenze nel design dell’abito e dell’accessorio. Per formare la figura professionale del fashion designer, si avvale sia di approfondimenti teorici nell’ambito del segno e del linguaggio contemporaneo che di abilità pratiche, relative ai materiali, alle tecniche e alle tecnologie che consentono la realizzazione dei capi e l’innovazione tipologica: la fase teorico scientifica e progettuale non è mai disgiunta dalla sua applicazione pratica nelle attività di laboratorio. Le competenze professionali acquisite al termine degli studi consentono di operare nel comparto industriale del settore moda come progettista di prodotto: per l’abito, l’accessorio, l’ornamento, il tessuto. Particolare attenzione è rivolta alla ricerca delle nuove tendenze, trend colore, materiali, comportamenti, e al settore della promozione e comunicazione del prodotto moda: organizzazione di eventi, fotografia di moda, stylist. L’Accademia di Belle Arti di Napoli è un’Istituzione pubblica, inserita nel settore dell’Alta Formazione Artistica e Musicale del Ministero dell’Università e della Ricerca. Rilascia Diplomi Accademici di Primo Livello (triennali) e Diplomi Accademici di Secondo Livello (biennali), equipollenti, rispettivamente, ai titoli universitari di Laurea e di Laurea Magistrale. Oltre al Corso di Fashion Design e di Costume Design sono attualmente attivi, presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, i seguenti corsi: Pittura – Scultura – Decorazione – Grafica D’Arte – Scenografia – Design della Comunicazione – Nuove tecnologie per l’Arte – Fotografia, cinema e televisione – Didattica dell’Arte – Restauro.
Tutte le foto dell’evento sono a cura di Antonio Guerrazzi