I risultati di uno studio pubblicato su ‘Neuron’ dai neuroscienziati dell’Universita’ di Toronto, in Canada, trasformano radicalmente il concetto di memoria: non più definita come la capacità di conservare il maggior numero possibile di informazioni ma come capacità di saper dimenticare le cose inutili. Il cervello è fatto dunque per dimenticare, per cancellare i ricordi inutili e dare spazio a quelli più rilevanti, che possono servire a prendere decisioni sagge ed intelligenti.
Passando in rassegna la letteratura scientifica più recente, infatti, uno degli autori dello studio, Paul Frankland ha osservato: «abbiamo trovato molte prove che dimostrano l’esistenza di meccanismi che promuovono la perdita di ricordi e che sembrano essere differenti rispetto a quelli coinvolti nell’immagazzinamento delle informazioni». Uno dei meccanismi individuati servirebbe infatti proprio ad indebolire o eliminare le connessioni fra i neuroni che custodiscono il ‘ricordo’.
Esiste anche un secondo meccanismo, che consiste nella produzione di nuovi neuroni nella centralina della memoria, l’ippocampo. Questi nuovi neuroni quando si integrano nei circuiti li rimodellano e sovrascrivono sui vecchi ricordi, rendendoli meno accessibili. Questo fenomeno potrebbe spiegare anche perché i bambini, che continuano a produrre nuovi neuroni nell’ippocampo, finiscono per dimenticare tante cose.
In conclusione: anche se può sembrare stano che il cervello spenda tante energie per dimenticare, in realtà lo fa per eliminare vecchie informazioni inutili oppure fuorvianti e dare spazio ad informazioni invece più rilevanti che spesso possono servire a prendere decisioni sagge ed intelligenti per adattarsi meglio alla realtà che cambia.