Spinto dal bisogno di scrivere canzoni e raccontare storie di vita della sua terra, l’Abruzzo, il cantautore Adriano Tarullo ha realizzato un nuovo disco dal titolo “Storie di presunta normalità”. Le musiche dei brani risentono dell’influenza della musica popolare abruzzese e conducono l’ascoltatore in atmosfere singolari ed uniche, i versi poetici narrano di storie vissute e comunicano un dolore, un amore, un momento di vita, quelle vicende umane che entrano nel cuore di ognuno di noi. Autore e chitarrista, Adriano Tarullo attraverso le sue sperimentazioni musicali ha coniugato versi del dialetto abruzzese con generi musicali vicini al folk-rock e blues americani producendo ben quattro album. “Storie di presunta normalità” contiene 12 inediti: Bastarda malattia, Lei casca dalle favole, Cenere di stelle, Colm Thomas, La nuora nera, Io mi sento chitarrista, Un mestiere difficile, Quella strana allergia ai cipressi, Crollava l’intero paese, La mia testa in riva al mare, Un’ingenua libertà, L’arte di una madre.
Il tuo nuovo album “Storie di presunta normalità” contiene 12 inediti in cui racconti l’amore, il dolore e la vita e rifletti sul vero senso dell’esistenza. Cosa rappresentano questi brani come cantautore e come uomo?
«L’idea portante dell’album consiste nel voler raccontare storie e affrontare delle tematiche proprio attraverso un racconto. Per la maggior parte non sono storie leggere ma sono episodi che mi hanno colpito o di cui ne sono protagonista. Ad ogni modo sono spunti per riflettere sull’esistenza. Credo fermamente che se si vuole dare rilevanza a un testo di una canzone bisogna prima maturare una buona idea. Meglio se questa idea la si viva osservandola con i propri occhi oppure, nel migliore dei casi, sulla propria pelle. La canzone rappresenta per me un modo di comunicare questa idea. La figura del cantautore e dell’uomo si sovrappone. Difficilmente canterei storie che non sento nelle mie corde. Scrivo canzoni per necessità, a prescindere dalla loro destinazione».
“Cenere di stelle” è una favola che canta un sentimento non corrisposto. E’ stato questo amore così sofferto a spingerti a scrivere questi versi?
«Mi viene da pensare che l’amore è una fonte d’ispirazione per tutti. L’amore non corrisposto rientra nella tematica del disco ovvero quella del dolore e dell’amore. Esistono diversi modi di amare, in diverse forme. Ho raccontato l’amore incondizionato di una madre, l’amore compassionevole tra un figlio e un padre o l’amore che passa attraverso il perdono. In questa canzone ho voluto raccontare l’amore di coppia, quello erotico, il più fragile perché a differenza degli altri ci si aspetta un ritorno, una corrispondenza biunivoca. Amare è un atto importante nella vita di tutti. Amare senza essere amati, in un rapporto di coppia, può essere concepito ma credo che porti alla disperazione di chi attui questa fede. La soluzione migliore è congedarsi cercando l’amore altrove. Può sembrare ovvio ma ci sono persone che di questi amori non corrisposti ne fanno delle vere patologie».
In “Bastarda Malattia” affronti le difficoltà di chi è affetto dal morbo di Alzheimer. È una storia vissuta da vicino?
«Da vicinissimo. Vivo a stretto contatto con mio padre, nella stessa casa quotidianamente da circa sette anni. Cerco di raccontare la malattia che sta vivendo da diversi anni. Ė una malattia atroce, il cancro dell’identità che spoglia delle proprie esperienze una persona fino a renderla nuda del proprio passato. La malattia coinvolge l’intero nucleo famigliare. Solo in Italia ci sono più di seicentomila malati, con familiari al seguito. Ho deciso di scrivere una canzone, e di metterla come prima canzone del disco, per sensibilizzare l’ascoltatore in modo da concepire meglio cosa vuol dire ammalarsi di Alzheimer. Non è solo una semplice mancanza di memoria. L’ho voluto fare senza sentimentalismi, in maniera abbastanza cruda. Non ho nessuna vergogna nel farlo e nemmeno la mia famiglia l’avrebbe. La mia è un’esperienza di vita mediante il quale ho maturato il concetto di amore compassionevole, quello di cui dovremmo nutrirci più spesso per sentirci nella vita persone appagate».
“Crollava l’intero paese” è la storia di un matrimonio che rinasce tra le macerie del terremoto che ha colpito l’Abruzzo. Il dolore riunisce e ridona luce ad una coppia in crisi. Questo brano è un omaggio sentito alla tua terra?
«Chi è vittima di un terremoto è traumatizzato per tutta la vita, soprattutto nel momento in cui vengono a mancare i propri cari. In Abruzzo sorge anche l’ossessione per ogni singolo tremore che non per forza è riconducibile alle scosse di un terremoto. Nella vita ognuno ha il proprio terremoto e deve cercare la forza necessaria per rinascere portandosi con sé le proprie ferite. In questa canzone ho voluto raccontare la forza che possiede l’amore, sentimento frainteso con quello dell’innamoramento che spesso ci propongono nelle migliori pellicole hollywoodiane. La forza dell’amore va oltre il possesso fisico, oltre la considerazione degli altri, oltre le scelte sbagliate. Il perdono è un atto che non può prescindere dall’amore. Questo sentimento però va curato, va imparato. Bisogna allenarsi all’amore, altrimenti rimane una banale parola dei peggiori tormentoni estivi che puntualmente fa rima con il cuore».
Tra i brani “Io mi sento chitarrista”, una canzone per raccontarsi come musicista e ricordare Ivan Graziani. La buona musica è sempre il frutto di grande passione…
«La buona musica è concepita da attenti musicisti che hanno grande passione. Oggi siamo arrivati al punto in cui si può creare musica anche non essendo musicisti e questo secondo me la dice lunga. In questa canzone ho voluto appositamente citarne un’altra: “Il chitarrista” di Ivan Graziani. L’approccio musicale che mi contraddistingue credo sia sicuramente dato da un’attenzione verso lo strumento della chitarra che non manca mai nelle mie canzoni. Ė una caratteristica evidente nella musica del cantautore Graziani, soprattutto nei suoi primi album rock. Anche se a volte sono distante nello suo stile mi piace intravedere una comunanza di intenti, almeno quelli: quella di raccontare storie di provincia abruzzese con le parole del cantautore e la musica di una chitarra».
Stai sperimentando generi musicali diversi, il folk-rock, il soul e il country-blues affiancandoli alla musica popolare abruzzese dei primi del ‘900. Hai avuto l’occasione di collaborare con musicisti americani?
«No e sinceramente non mi dispiacerebbe affatto! Non so loro quanto possano essere contenti, soprattutto se mi sentono parlare inglese!».
Come sarà il tuo tour estivo?
«Beh, a essere sinceri parlare di tour è inopportuno per me. Non ho la giusta popolarità, come tantissimi altri cantautori dell’intero stivale. Sicuramente ci saranno tanti appuntamenti soprattutto nella mia bellissima regione. Vi posso segnalare un mio prossimo concerto che si terrà il 15 giugno a Popoli (PE) presso l’Officina del vento. Suoneremo in trio le canzoni del disco e ci sarà anche Francesco Colafella, autore della grafica del cd, che farà delle illustrazioni a tema».