Il Grido è l’omonimo lavoro discografico d’esordio, della band romana, composta da Giuseppe Bianca (voce e chitarra), Andrea Jannicola (chitarra), Davide Costantini (basso) e Lorenzo Spurio Pompili (batteria). Sulle note alternative rock, il gruppo ha pubblicato un concept album, frutto di una lunga ricerca, che tra elettronica e grounge, esprime mille sfumature. Un contenuto in continua pendenza tra l’equilibrio, la raffinatezza ed il rumore sonoro. Quattro musicisti già affermati, che hanno scelto di unirsi, mettendosi in gioco in un incrocio di istinto, sfida e bisogno, componendo un progetto ragionato di pancia, di ampia visceralità. Il Grido nasce nel 2012. Un affiatamento che cresce tra clubs e festival, in corrispondenza di idee musicali che tra stravaganza ed un sound alternativo, rendono inconfondibile la loro melodia. Oggi il gruppo torna sulle scene con un progetto discografico dal titolo omonimo. Undici tracce, prodotte dall’etichetta Volume, pronti ad andare sempre più forte. Si parte con “Zero”, una traccia che invoca una partenza, un inno all’innovazione. Un’apertura frastornata, dai tratti chiaramente grounge è “Amsterdam”. La voce che quasi graffia di Giuseppe Bianca, lascia spazio ad un grido, oserei, quasi feroce. «Una canzone che sa di non aver tempo e non aver pietà» è così che ritma “La canzone di merda”. Un titolo provocatorio in cui viene espresso un contenuto che insegue l’invocazione rivoluzionaria. Soffusa, misteriosa ed ovattata è “Solo se luccica”. Proseguono i toni hard-rock in “Un briciolo di noi”. La descrizione del legame umano, da cui traspare lo sgretolamento che lascia integra, unicamente, la vulnerabilità. La batteria che travolge come in una spirale, accoglie “Lividi”, una traccia ricca di dissenso e contestazione in note. Un gioco di suoni strimpellanti ascoltiamo in “Dichiarazione d’indifferenza”. «Non saro’ indifferente alla tua indifferenza…sarò indifferente alla tua indifferenza». Insieme al motivo, un gioco di parole è riconoscibile nel contenuto. Una metafora nella metafora, dove l’individualismo umano viene sviscerato in un binomio tra l’essere indifferenti oppure no. La stravaganza musicale incontra la sublime piacevolezza dei rock rovente in “Gospel For Chinaski”. Ancora crogiolo frastornante in “Presidente”. Un pezzo dalla conclamata post modernità che all’entrèe assordante, lascia spazio ad un coinvolgimento, che fa riscoprire i sensi. Il mood noise delle tracce precedenti, accoglie la distesa, al suono delicato di “Con un soffio”. Una melodia che accarezza un’ispirazione lounge, le cui parole hanno il sapore del romanticismo, come nella strofa, «bocca per riempire una canzone vuota». Quasi un richiamo ai Cure, percepibile anche in altri suoni di Il Grido, accompagnano la traccia finale dell’Extended Play, “Cane Sciolto”. Un testo chiave che riproduce distorsioni forti, caratteristica che fa da sfondo all’anima di singolo brano.
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