Ho avuto il piacere di conoscere Cecilia Guzzardi dietro le quinte dello spettacolo “Uno Sguardo dal Ponte” con Sebastiano Somma e diretto da Sergio Maria Lamanna. Se dovessi trovare una definizione della giovanissima attrice mi verrebbe da dire che lei è una “dolce anima da palcoscenico”. Ho dato carta bianca all’incredibile Cecilia ed ecco qui un lungo flusso di scambi emozionali. La storia della Guzzardi è ancora tutta da scrivere e scoprire, ma la sua carriera ha fondamenta solide e sono onorata di averla scoperta e potervela far scoprire.
Ci siamo conosciute dietro le quinte di uno spettacolo molto importante e, soprattutto, molto impegnativo, ma prima di arrivarci vorrei partire dall’inizio. Sei giovanissima, eppure ti chiedo: quando hai capito che volevi fare l’attrice? Quando hai avuto la prima consapevolezza che le “recite private in casa” o anche a scuola erano in realtà ciò che volevi fare nella vita?
«Sorrido a questa tua prima domanda, perché riporti a galla dei ricordi bellissimi e allo stesso tempo esilaranti della “piccola me” che faceva la “buffona” in qualsiasi occasione. Sono nata con un animo “giullare”: ho sempre avuto un carattere molto esplosivo, perciò ogni posto rappresentava un palcoscenico perfetto dove immaginavo di vivere situazioni che erano frutto della mia fantasia. E quindi eccomi autrice e protagonista di quelle vicende. Sicuramente sono stata agevolata dal fatto che ho accolto subito la mia indole creativa, ma ho avuto anche la fortuna di incontrare sin da piccola amici che, avendo la mia stessa vena estrosa, si divertivano a sperimentare con me.
Mia madre ha svolto un ruolo fondamentale nella mia formazione, perché ha subito assecondato questo lato del mio carattere così stravagante e per questo, scelse di iscrivermi alla scuola elementare Disneyand, dove il teatro, la musica e l’arte erano di primaria importanza. Ogni anno mettevamo in scena degli spettacoli ed io vivevo in attesa di quel momento, la magia della creazione dei personaggi, le prove di memoria e finalmente presentare il lavoro al pubblico. Ecco: ho sempre amato l’emozione del Qui ed Ora dell’atto teatrale. Ad otto anni c’è stata l’esperienza di partecipare anche solo come comparsa al film Malena di Giuseppe Tornatore, girato a Siracusa, la mia città Natale e lì vedendo il maestro lavorare ed avendo avuto occasione di vivere per diverse settimane il set, ho capito che avrei fatto di tutto per far diventare la mia passione, non più solo un sogno ma una realtà. Tornatore ha segnato in modo profondo la mia adolescenza ed il mio futuro.
Durante il liceo classico ho continuato a partecipare a laboratori teatrali soprattutto presso l’Accademia Giusto Monaco, l’istituto del Dramma Antico che è conosciuto in tutto il mondo perché ogni anno il Teatro Greco di Siracusa ospita spettacoli meravigliosi in cui hanno recitato i più grandi attori della storia del teatro e non solo. Subito dopo la maturità ho conosciuto il mio Maestro Danny Lemmo (membro dell’Actor Studio) e con lui ho iniziato un percorso di lavoro e studio che non si limitava solo al metodo Stanislavskij- Strasberg ma che ha toccato la mia vita interiore, ed è stato proprio lui che vedendomi la prima volta, mi disse che dovevo lavorare sul testo Uno Sguardo dal Ponte. Sono passati esattamente sei anni da quel giorno ed alla fine ho davvero interpretato Caterina nei teatri più belli d’Italia ma c’è da dire che questo personaggio mi ha dato tantissimo, anche e soprattutto la possibilità di entrare All’Accademia Nazionale d’arte Drammatica Silvio D’Amico, che per me è stata la mia mamma artistica. Sono stati tre anni di duro lavoro, spesso frustranti ma è lì che ho vinto le mie grandi paure ed oltre a tutte le meravigliose esperienze che ho vissuto, mi ha insegnato soprattutto la disciplina teatrale e la caparbietà nel non arrendersi mai di fronte alle difficoltà.»
Ho avuto modo di conoscere tua mamma di cui già parlavi prima e tuo padre. Ti immagini cosa sarebbe successo se i tuoi genitori non ti avessero appoggiato?
«Come ti ho già spiegato, ho avuto la fortuna di avere l’appoggio totale da parte non solo dei miei genitori ma di tutta la famiglia. Certamente non è stato sempre tutto rose e fiori, anzi ho vissuto momenti particolarmente difficili durante i quali ritrovare me stessa è stato un lavoro molto complesso. Inizialmente quando mi sono trasferita a Roma ero iscritta alla facoltà di Filosofia, la mattina andavo all’Università ed il pomeriggio frequentavo i corsi di recitazione, questo periodo è durato due anni finché sono entrata in uno stato di profonda confusione , durante il quale non sapevo più come gestire la mia vita perché ero molto combattuta sul che fare.
La Filosofia mi ha dato tanto ma alla fine ho dovuto prendere una scelta ed ho deciso di impegnare tutta me stessa per raggiungere il mio sogno . Ovviamente tutto questo è stato possibile grazie al sostengo dei miei cari che hanno sempre creduto in me ma se così non fosse stato, non so, probabilmente avrei continuato a studiare Filosofia ma è andata diversamente e quindi mi ritengo davvero una donna fortunata a fare ciò che amo fare di più al mondo.»
Cos’è successo invece dopo, chi altro ha creduto in te?
«Dovrei iniziare un elenco abbastanza lungo di persone che mi hanno supportato e oserei dire anche sopportato, a partire dai registi e gli insegnanti che hanno creduto nelle mie capacità e che mi hanno sempre spinta a crescere, le amicizie storiche e quelle create negli ultimi anni che non mi hanno mai lasciata sola anche nei momenti più difficili. Non posso non cogliere quest’occasione per ringraziare soprattutto mio Nonno Gaetano, l’uomo che con la sua immensa cultura, rettitudine morale e sconfinato amore per la famiglia mi rende orgogliosa di essere una Guzzardi. Ah ovviamente anche mia nonna Lina, la donna più positiva ed energica che conosco e che sa sempre come illuminare le nostre vite.»
Sei nata a Catania, città che ha dato natali ad artisti che hanno fatto e continuano a fare la storia dell’Italia e non solo. C’è qualcosa della tradizione sicula che ti ha influenzata? Quando pensi alla tua terra d’origine cosa ti viene in mente?
«Come hai detto tu, la Sicilia è una terra ricca di Artisti, poeti e uomini d’ eccellenza, mi hanno ispirato certamente i testi del grande Luigi Pirandello, che sono per me vere e proprie opere d’arte che spero di affrontare presto come attrice ma anche Giovanni Verga, Leonardo Sciascia, Luigi Capuana, Elio Vittorini, Vitaliano Brancati, Gesualdo Bufalino e ovviamente Giuseppe Tomasi di Lampedusa con il suo Gattopardo. Sono Siciliana fino al midollo e ne sono così talmente fiera che a parole è difficile trovare parole per fartelo capire, sono nata e cresciuta in una delle regioni più ricche di arte e cultura dove davvero il Genio ha creato e proliferato, basti ricordare Salvo Randone, uno degli interpreti più eccelsi della storia del teatro e del cinema Italiano. Quando parlo della mia terra mi si illuminano gli occhi e mi emoziono perché anche se sono dovuta andare via per lavoro, il cuore è rimasto lì, nella terra che ama ad accoglie tutti.»
Hai dei modelli in ambito teatrale? Esempi che ti aiutano quando ti ritrovi con un nuovo copione e una nuova sfida attoriale da affrontare?
«In ambito teatrale, si, assolutamente ho dei modelli ai quali mi ispiro, Valeria Morricone che mi folgorò nel 2009 con la sua incredibile interpretazione al Teatro Greco di Siracusa della Medea ma anche Elisabetta Pozzi e tante altre grandi attrici ma a dirti la verità quando mi accingo a studiare un copione, che sia teatrale o cinematografico preferisco sempre seguire il mio istinto, vivo molto di emozioni e soprattutto amo caratterizzare fisicamente i personaggi. Ognuno di loro ha un’anima e quindi un corpo diverso, il gioco più bello di un attore per me è proprio questo, essere sempre diversi da se stessi pur attingendo dalle proprie esperienze. Recitare è un gioco, un gioco molto serio però.»
Quale dei lavori a cui hai preso parte ti ha più “insegnato” finora?
«Quest’estate ho girato come attrice protagonista il film Judas The Movie, del regista Pier Luigi Sposato. Questo è stato senza dubbio un lavoro che mi ha “sconvolta” perché per un intero mese ho davvero messo in discussione tutta me stessa, sia fisicamente che mentalmente. Il film tratta del rapporto tra Giuda Iscariota (da me interpretato) e Gesù Cristo ma in una chiave del tutto differente da come siamo soliti immaginare. Ho subito creduto in questo progetto sin dalla prima volta che lessi la sceneggiatura e ho davvero lavorato duramente e con passione per riuscire a superare i miei limiti e dare vita ad un personaggio così psicologicamente complesso. Non dico altro perché a breve il nostro film sarà in uscita e sarà lui a parlare al posto mio.»
Sei stata la protagonista femminile che mi ha folgorata nello spettacolo “Uno Sguardo dal Ponte”, conoscevo Sara Ricci e, anche per questo motivo, tu sei invece stata una meravigliosa scoperta, da qui anche il vero motivo di quest’intervista, nonostante per quest’anno la stagione si sia conclusa. Com’è stato l’incontro con Somma, con Lamanna e tutto il cast? Tra l’altro si è potremmo dire chiuso un cerchio dato che sei tornata in Sicilia grazie a Miller…
«Ho preso il ruolo di Caterina dopo tre provini ed è stato meraviglioso quando ho ricevuto la chiamata che mi avvertiva che sarei stata io ad interpretare questo bellissimo, affascinante e difficile personaggio. Con Enrico Maria Lamanna (il regista dello spettacolo) è subito nata un’intesa profonda, abbiamo lavorato con serenità, ha creduto in me sin dall’inizio come lo stesso Sebastiano Somma che oltre ad essere un attore di grande spessore artistico è un uomo dotato di una sensibilità profonda e dopo due anni di tournée è diventato davvero come uno zio. Con il resto della compagnia si è creato un rapporto sincero, tra noi c’è una forte complicità emotiva ed un rispetto profondo.»
Cosa vorresti fare adesso? Un antico detto dice: “state attenti a quello che desiderate che prima o poi si avvera”, per cui ti chiedo: dove ti vedi da qui a dieci anni?
«Presto mi metterò alla prova con altri testi teatrali che mi sono stati proposti e non vedo l’ora di cominciare queste nuove avventure ma nella mia scatola dei desideri c’è senza dubbio la voglia di lavorare con Giuseppe Tornatore. In generale, si, tra dieci anni mi vedo proprio come adesso china sui testi a studiare e ad affrontare personaggi umanamente complessi. Shakespeare dice “siamo fatti della stessa sostanza dei sogni” ed io essendo una sognatrice-romantica per eccellenza ho forti ambizioni ma posso dirti che sono pronta ad affrontare con il sorriso qualsiasi sfida la vita mi porrà lungo il mio cammino.»