È stata osservata per la prima volta “l’impronta dei sogni nel cervello”. Si tratta di una scoperta pubblicata sulla rivista Nature Neuroscience dal gruppo di ricerca internazionale guidato dal neuro-scienziato italiano Giulio Tononi, da anni negli Stati Uniti, dove ora insegna psichiatria nell’Università del Winsconsin a Madison.
Ora sappiamo, grazie a questa scoperta, che i sogni nascono nella regione posteriore della corteccia cerebrale e che possono coinvolgere aree diverse a seconda delle esperienze che suscitano come ad esempio sognare un volto oppure sognare di muoversi nello spazio. Lo studio ha permesso di individuare per la prima volta le onde dell’attività cerebrale che sono associate al sogno, sia nella fase del sonno Rem che in quella non Rem.
I ricercatori hanno identificato le onde e analizzando l’elettroencefalogramma di 32 persone risvegliate in diversi momenti del sonno e successivamente intervistate sulla durata e sul contenuto dei loro sogni. I dati raccolti indicano che i sogni sono associati ad un indebolimento delle onde cerebrali a bassa frequenza in una particolare regione della parte posteriore della corteccia ed a un rafforzamento delle onde ad alta frequenza che partono sempre dalla stessa regione posteriore per poi diffondersi verso le aree frontali e temporali. I neuroscienziati hanno inoltre scoperto che alcuni contenuti dei sogni fatti durante la fase Rem (come ad esempio volti, parole oppure pensieri) sono collegati ad un aumento delle onde cerebrali ad alta frequenza nelle regioni del cervello che normalmente sono coinvolte nell’elaborazione dello stesso genere di informazioni quando si è svegli.