Si è tenuta stamattina presso l’Aula Magna Storica della Federico II di Napoli, la cerimonia di conferimento alla memoria della Laurea honoris causa ad Antonio De Curtis, in arte Totò.
«Questa “Laura”, così avrebbe detto lui, sarebbe stata la rivincita definitiva alle sue personali insicurezze. Oggi ci viene restituita un po’ della gioia, che lui da mezzo secolo, regala a noi!» Sono queste le parole con cui, Elena De Curtis – nipote di Totò e figlia di Liliana De Curtis – con l’emozione negli occhi, ritira la “Laurea Magistrale honoris causa alla memoria in Disciplina della Musica e dello Spettacolo. Storia e Teoria” conferita a suo nonno Totò.
Fortemente voluto da Renzo Arbore, da sempre appassionato del grande artista, questo conferimento culturale alla memoria, giunto in occasione del 50° anniversario dalla morte dell’artista partenopeo, (1967-2017) è stato accettato con grande entusiasmo dalla commissione dell’Ateneo Napoletano. Presenti il Magnifico Rettore Gaetano Manfredi, il Pro-Rettore Arturo De Vivo, ed il Professor Matteo Angelo Palumbo, docente di Letteratura italiana alla Federico II oltre che alle figure istituzionali del sindaco Luigi De Magistris, il presidente della Regione De Luca ed il ministro della cultura Dario Franceschini.
Speciale la Laudatio Academica del Maestro Renzo Arbore che, con grande commozione descrive Totò attraverso gli occhi di un ragazzo di Foggia e ricordando le sue trasmissioni Rai dedicate al principe. «Totò ha cavalcato tutte le sfaccettature della recitazione e dell’umorismo. Un attore davvero completo. Penso, quindi, che non ci sia persona più meritevole a ricevere una laurea alla memoria, quasi unica nel suo genere». E passa a delineare i migliori sodalizi professionali di Totò. Quello con Nino Taranto che – nel giorno dell’addio, ai suoi funerali, in occasione dell’applauso del popolo presente in Piazza del Carmine, mai avvenuto fino ad allora per un defunto, lo salutò dicendogli che aveva fatto il “tutto esaurito”; quello con Aldo Fabrizi e conclude con il rapporto straordinario e memorabile con Peppino De Filippo (a suo avviso copiato dai numerosi duo comici moderni) definendoli simpaticamente: «Totò era il sapiente , il furbo, il bravo, l’intelligente – insomma – aveva questa straordinaria qualità napoletana che si chiama “cazzimma” e strapazzava Peppino a suo piacimento, ma lui glielo lasciava fare e così nascevano capolavori come la famosa scena della lettera».