David Boriani presenta il suo primo EP “Becker” (Giungla Dischi), in cui ritrova la sua vera identità. Il cantautore romano ripercorre un periodo di vita trascorso tra amori, delusioni e speranze, rivive quei momenti, si libera e compone sei tracce di pop delicato. Per Boriani, “Becker “(prodotto da Daniele Sinigallia) è il risultato di un lungo percorso artistico segnato da partecipazioni importanti: il 1 Maggio Festival (a cui David arriva in finale), il Premio Amnesty International, il Premio De André e il Premio Lunezia. Una carriera in ascesa che lo ha visto classificarsi tra i 60 finalisti di Sanremo Giovani 2016. Grazie alla passione per Jannacci e Tenco, David Boriani perfeziona il suo stile e si fa strada nel panorama della musica pop.
È uscito il tuo primo Ep “Becker”, ill titolo ha un significato simbolico?
«Con questo disco ho voluto rappresentare la mia identità. Un’identità che però esprime un senso di “non appartenenza”. Il titolo dell’album allude a Tom Becker, giocatore del calcio disegnato nonché grande girovago. Proprio come lui, calcio a parte, ho girato parecchio nel corso della mia vita cambiando più volte casa, amici, intraprendendo sempre strade diverse e nuovi progetti. Ho voluto rendere fruibile il più possibile il concetto cercando di non appesantirlo».
Il singolo in rotazione radiofonica “è Francesca” è una brano in cui racconti una delle tante serate in compagnia dei tuoi amici. Da quali emozioni nasce? È un omaggio a Lucio Battisti?
«La canzone nasce diversi anni fa. Fa parte di un bel periodo di vita passata e non avevo proprio pensato al fatto di inserirla nel disco. Il brano racconta delle serate passate con gli amici e di quelle storie che non hanno mai avuto un seguito. Una di quelle belle storie rimaste incompiuta insomma! In realtà il pezzo non vuole essere un omaggio ma una semplice allusione, un riferimento, al grande Lucio».
“Oggi” è una riflessione sul passato, un confronto con il presente e uno sguardo positivo rivolto al futuro? Qual è stata la fonte d’ispirazione che ti ha portato poi a comporre il pezzo?
«Il brano gira sul concetto di “colpa dei padri che ricade sui figli” di Pasolini. E’ una riflessione sul passato messa a confronto con il presente, con i nostri giorni. Una timida speranza per il futuro c’è e fa capolino, ma solo perché, alla fine dei conti, è sempre lei l’ultima a morire».
Sei arrivato tra i 60 finalisti di Sanremo Giovani nel 2016. Ti piacerebbe partecipare al Festival nel 2018?
«Essere arrivato tra i finalisti è stata una bella esperienza. Sarebbe bello la prossima volta riuscire ad arrivare sul quel palco ma capirò se provare di nuovo solo a ridosso dell’evento. Al momento sto cercando di organizzare al meglio la promozione di Becker e l’intenzione è quella di dedicarmi e di godermi il più possibile questo momento».
Hai rivisitato la cover di Enzo Jannacci “Passaggio a livello”, uno dei musicisti che ha segnato il tuo modo di fare musica. Come cantautore cosa rappresenta per te Jannacci?
«Jannacci per quanto mi riguarda rappresenta una maniera di fare musica intelligente. Gli argomenti che ha trattato e il linguaggio che ha utilizzato nei suoi brani sono qualcosa di geniale. Riusciva a parlare di cose importantissime dandogli leggerezza allo stesso tempo. Mi strappa sempre dei sorrisi quando lo ascolto. La sua scrittura credo sia stata e sarà terreno fertile per tanti altri artisti».