La crisi economica sbarca al cinema dal 23 marzo con “SFashion”, per la regia di Mauro John Capece, con Corinna Coroneo, Giacinto Palmarini, Andrea Dugoni, Randall Paul.
La protagonista del film è Evelyn, una donna aziendalista, elegante e colta. Evelyn è un’imprenditrice di terza generazione che porta avanti una storica azienda di moda ereditata dal nonno. Evelyn, nei suoi fantastici sogni, parla spesso con il nonno e a lui si ispira completamente: è come se il nonno le donasse sicurezza dall’aldilà. La protagonista è amministratrice delegata dell’azienda ma non disdegna di occuparsi della creatività e segue con interesse il lavoro dei suoi stilisti. Ha un mentore oltre che amico fidato, Bartolomeo, esperto contabile e responsabile amministrativo. Il rapporto speciale e di estrema fiducia tra i due ha radici lontane: Bartolomeo frequenta l’azienda sin da bambino e ha ricevuto la sua formazione aziendale ad opera del grande nonno proprio negli anni in cui si registrava il boom economico del Made in Italy. Bartolomeo è l’angelo custode di Evelyn. L’azienda è in piena bufera finanziaria a causa della crisi e della pressione fiscale esagerata. Evelyn è giunta persino a vivere all’interno dell’azienda pur di salvarla. La crisi si ripercuote fortemente nella vita affettiva e familiare della donna. Per questo la vediamo single, sola e confusa e alle prese con un matrimonio ormai finito, quello con l’ex marito Stefano di cui è ancora profondamente innamorata. Ad aggravare irreparabilmente i conti dell’azienda sarà Mr. Cunningham, importante cliente americano nonché amico fraterno del nonno, il quale approfitta del momento finanziario debole e chiede un fatale sconto del trenta per cento sulle forniture. L’imprenditrice si arrende solo con la morte di Bartolomeo, stroncato da un infarto, probabilmente dovuto alla situazione catastrofica dei conti. Evelyn, dopo i funerali, non trova più la forza di lottare. Il personale inizia a scioperare e la situazione precipita. Ma la vita prosegue ed Evelyn va incontro dignitosamente al suo destino.
«Sono cresciuto in una famiglia di imprenditori e commercianti – racconta il regista Mauro John Capece – e conosco bene la realtà delle imprese. So che la crisi di un’Azienda può rovinare la vita di molte famiglie in pochissimo tempo. Ci si dimentica sempre che quelli che subiscono il cambiamento più estremo e irreversibile sono proprio gli imprenditori che, oberati dalle difficoltà e senza una seconda chance, ripercorrono, a modo loro, le tappe di una loro personale, terribile Via Crucis. E la malora dell’imprenditore spazza via di conseguenza le piccole speranze degli impiegati, dei fornitori e degli operai. Evelyn, la protagonista del film, è surclassata dai debiti, dalle tasse, dai sindacati, dalla mancata competitività dell’Euro e dall’immobilità del “Sistema Italia”, proprio come la maggior parte degli imprenditori piccoli e grandi del mondo dell’economia reale (non quella di cui si parla alla televisione). Tutti i film hanno affrontato il tema della crisi dal punto di vista degli operai, degli impiegati, degli extracomunitari, dei criminali o dei disoccupati, dimenticando completamente di parlare degli imprenditori onesti che sono, dal dopo guerra, il vero motore della nostra nazione».