Si intitola “Il mistero del DNA” il terzo disco del cantautore Marco Ligabue. Un lavoro che racchiude nove storie che Marco ha scelto di raccontare con Cuore Onesto. Ancora una volta, per la terza volta, mi ritrovo ad intervistare Marco. Per la prima volta, questa volta, sono estremamente emozionata. Il fatto è che nel corso del tempo Marco Ligabue è diventato per me come un amico di famiglia, un amico di cui ascolti volentieri i racconti. Nessun cognome scomodo per lui.
Marco è riuscito nel corso del tempo a fare una cosa che oggi riesce difficile quasi a tutti: essere ciò che è realmente, senza apparire in nessun altro modo al di fuori di sé.
Ti seguo sui social da anni, sei tra i pochi che amo seguire in quanto diciamolo, non avendo mai fatto polemiche, sicuramente le tue sono condivisioni controtendenza. Cosa pensi prima di postare una foto su instagram o uno status su facebook?
«Amo condividere le piccole bellezze della vita, non dovrebbe essere controtendenza però questo mio modus operandi. Condivido con chi mi segue tramonti, momenti con mia figlia, paesaggi, momenti che fanno bene al cuore. Non amo le polemiche, credo siano inutili e sterili. La vita è tutt’altro, la vita in realtà è semplice, siamo noi che la complichiamo.»
Sei al tuo terzo disco e a quella che a primo ascolto è palesemente una tua terza evoluzione musicale da solista. Eccoti quindi nuovamente controtendenza: la maggior parte dei cantautori fa “carriera discografica”, ovvero sforna tanti cd adatti sempre allo stesso tipo di target, fu invece stai facendo una meravigliosa “carriera artistica”, ovvero non hai nessun target per le tue canzoni, sbaglio?
«Per me è difficile capire se sto cambiando e cosa arriva delle mie canzoni. Io semplicemente vado a sentimento. Non scrivo le canzoni a tavolino, scrivo le canzoni quando sento che c’è un argomento, un testo o una melodia che vuole uscire. Sicuramente essere un grande appassionato di musica mi aiuta ad aggiornarmi grazie ad ascolti nuovi quotidiani che magari ecco che influenzano poi anche i cambiamenti nelle mie canzoni.»
Sei veramente un cuore onesto, non è una sviolinata né solo una citazione: sei un artista senza sovrastrutture. Non è difficile non crearsi un personaggio dato che tutti se lo creano?
«Guarda in tanti mi dite che sono onesto, ma a me sembra normale mostrarmi per ciò che sono. Io per prima cosa devo star bene con me. Ho basato tutto il mio lavoro su questo: ho scelto di non avere case discografiche alle spalle, di non avere un manager e ne pago lo scotto perché questo non mi permette di avere tanta visibilità, ma sicuramente mi permette la cosa più importante: faccio solo quello che voglio. Avrei potuto chiedere una mano a mio fratello Luciano magari, ma poi non sarei stato la persona che sono.»
Anche senza manager però il tuo nuovo video ha raggiunto 100mila visualizzazioni in tre giorni, non male direi…
«Questa è stata una soddisfazione incredibile. A me piace affrontare tematiche sociali, sarà che ho 46 anni e non mi ci vedo a fare il tipo fashion in studio, io voglio mandare messaggi e creare suggestioni. Mi è venuta così in mente l’Africa con i suoi sorrisi che ci insegnano tanto ogni giorno.»
E così non solo ti è venuta in mente ma ci sei veramente andato. Tra l’altro per la prima volta anche se da anni collabori per progetti in Africa.
«Si, mi sono lanciato in questa avventura che non è di tendenza o di moda. È stato un viaggio umano ed emotivo bellissimo che mi porterò per sempre. Un viaggio che poi ho avuto la fortuna di condividere con Francesca De Andrè che ha accettato il mio invito e non era scontato: andare in Africa è impegnativo, le condizioni climatiche, i vaccini, ci vuole una predisposizione che lei aveva ed è stato bello averla al mio fianco.»
La sintesi perfetta del vostro viaggio credo sia racchiusa nel backstage alla fine del video di “Cuore Onesto”.
«Si è una parte che ho voluto lasciare che era stata girata col cellulare, non era parte del video, ma volevo condividere l’emozione di sentire questi ragazzini che cantavano la mia canzone a primo ascolto e senza nemmeno conoscere ovviamente una parola di italiano: è stato pazzesco.»
È partito il tuo instore, quali sono i tuoi prossimi programmi?
«È tutto da scrivere in realtà. Ho deciso di far uscire video e cd a distanza di pochi giorni e poi ho organizzato un mini tour di presentazione con showcase. Come ti dicevo, non avendo un manager faccio tutto da solo. Adesso stiamo vedendo per le date dei concerti estivi, ci sono moltissime cose già programmate, ma aspetto altre risposte.»
Un’altra cosa che ti contraddistingue dai tuoi colleghi è che tu ami le piazze, sbaglio?
«Questo è vero: i cantautori odiano suonare in piazza. Io invece adoro confrontarmi in primis con un pubblico variegato e poi soprattutto con persone che non mi conoscono. La piazza è un palco difficile ma che ogni giorno insegna qualcosa. Io farei sempre solo piazze! Organizzare un concerto vuol dire assicurarsi il proprio pubblico pagante e basta, con la piazza è sempre tutto un rischio. Ad oggi i risultati delle piazze mi hanno sempre gratificato.»
Prima accennavi alla scelta di non aver mai chiesto aiuto a tuo fratello, Luciano Ligabue, che poi è il motivo per cui è facile per tutti noi conoscerti semplicemente come Marco, per chi ti segue non sei mai stato “il fratello di”… ma accadrà mai che farete un duetto insieme?
«Non nego che mi piacerebbe accadesse, ma non oggi. Ci vogliamo un gran bene e la stima artistica è reciproca, magari un giorno accadrà, per me sarebbe davvero bello. Intanto continuo a lavorare e a crescere come Marco, il resto un passo alla volta.»