Peligro, nome d’arte di Andrea Mietta, si appassiona alla musica fin da piccolo. Classe ’92, il rapper milanese scrive il suo primo album “Scontento” nel 2011. Diversi sono i lavori discografici pubblicati nel corso degli anni, ultimo l’EP “Assoluto” (Bollettino / Artist First), prodotto da Hernan Brando ed uscito lo scorso dicembre. Il disco è composto da cinque tracce, in cui l’artista alterna sonorità elettroniche a inserti acustici, passando dal soul alle contaminazioni EDM. I temi trattati spaziano da riflessioni sulla musica, sulla scrittura e sul processo creativo, a riferimenti storici e letterari. Giovedì 9 marzo Peligro si esibirà al Legend 54 di Milano nell’ambito dell’Emergenza Festival, il più grande festival del mondo dedicato alla musica emergente.
Domani sera ti esibirai al Legend 54 di Milano nell’ambito dell’Emergenza Festival. Cosa hai preparato per l’occasione?
«È una serata a cui tengo particolarmente perché il Legend 54 è un locale che negli anni ha ospitato tantissimi rapper, quindi ci tengo a dare del mio meglio per rendere onore al genere che rappresento. Ho cercato nel mio immaginario di staccarmi il più possibile da quella che era la classica formazione di un live hip hop in cui c’è il rapper e il Dj. Ho aggiunto alcuni elementi per arricchire la performance e per renderla più completa. Sul palco, oltre a me e al Dj Dany Rio, ci sarà Kodiak che mi supporterà con le doppie voci e il sassofonista Marcello Turcato. Inoltre come ospite speciale della serata ci sarà Ylenia Lucisano, che oltre ad essere una mia cara amica è un’artista che mi piace tantissimo. Insieme presenteremo “Dove Arrivi (Ti Odio E Ti Amo)“, brano contenuto nel penultimo album “Tutto cambia”».
Ti esibirai soltanto con i nuovi brani o proporrai anche altro dei tuoi precedenti lavori?
«Ci saranno anche due brani del precedente disco. Principalmente sono le canzoni di “Assoluto” però è bello dare anche spazio ad altre canzoni, anche per rendere il live più eterogeneo dal punto di vista del sound».
In riferimento proprio alla collaborazione con Ylenia Lucisano, ma anche con altri artisti con cui hai lavorato in passato, quanto sono importanti per te le contaminazioni musicali?
«Per me sono tutto. Vivo di contaminazioni, il rap in generali è così. Le contaminazioni che provengono da tutt’altro mondo danno la possibilità di creare qualcosa di nuovo e secondo me è questa la ricchezza. Dal punto di vista musicale è stato inventato praticamente tutto, di Michael Jackson ne nasce uno ogni 50 anni, di conseguenza inventare qualcosa di nuovo rischia di essere un’impresa ardua. Allora il modo migliore per creare qualcosa di innovativo è lasciarsi contaminare da altre cose».
Con quale artista ti piacerebbe collaborare in futuro?
«Se parliamo di sogni nel cassetto, mi piacerebbe collaborare con Sia, che al momento credo rappresenti al meglio il pop nel senso più virtuoso del termine».
Partendo dal tuo esordio con “Scontento” nel 2011, sono passati diversi anni e diversi album. È già in lavorazione un nuovo lavoro discografico?
«Sì, ma per scaramanzia preferisco non dire altro. Una cosa certa è che ho intenzione di prendermi tutto il tempo necessario per fare le cose come si deve. Non ho intenzione di correre per i prossimi progetti a cui sto lavorando».
Ti sei avvicinato alla musica all’età di 14 anni, da allora cosa è cambiato?
«Penso di essere molto più consapevole al di là del fatto che la crescita artistica è costante, quindi la risposta più immediata che mi viene da dire è che è cambiato tutto. Cerco di reinventarmi. È una sfida personale che pongo a me stesso, cambiando ogni sfaccettatura del mio modo di fare musica. Sicuramente nel complesso sono più consapevole di quello che va fatto. L’unica cosa che non è cambiata è la mia determinazione».
Cosa ti spinge ad andare avanti a non mollare?
«Per me le canzoni sono un po’ un confessionale in musica. Scrivere canzoni è un’esigenza, quando scrivo metto i miei demoni su carta e li esorcizzo. Scriverei canzoni anche se non le dovessi pubblicare, perché in quel momento metto a tacere una parte di me che sta facendo rumore. Per cui quello che mi spinge è questo bisogno di confessarmi. Alcune delle mie canzoni sono dei viaggi mentali molto personali, quindi il pensiero che altre persone possano sentirsi rappresentate da quello che dico, mi fa sentire meno solo».