Da più di vent’anni Slava’s Snow Show colleziona sold out nei teatri di tutto il mondo. Lo scorso weekend è toccato al Teatro Duse di Bologna.
Si percepisce con occhi, intelletto e cuore che lo spettacolo di Slava è diverso da qualsiasi altra cosa presente in cartellone fin dalla fila per entrare.
Tantissimi i bambini, tantissimi gli adulti: risulta impossibile in realtà fare una stima dell’età media. D’altronde per questa volta l’età è solo una proiezione. Esiste solo il tempo di attesa prima di entrare in sala.
Si spengono le luci e per i primi dieci minuti i bambini hanno paura del clown, gli adulti invece devono ancora capire in che lingua poterci comunicare. All’undicesimo minuto tutto cambia, tranne lo sguardo triste e malinconico di Slava. Undici minuti e ogni singolo spettatore impara a parlare la sua lingua.
Una lingua semplice che altro non è che la lingua dei sogni, fatta principalmente di risate e occhi spalancati carichi di meraviglia. Una lingua che vale molto più di qualsiasi effetto speciale.
Slava’s Snow Show è uno spettacolo ricco di effetti speciali dove però ciò che più resta impresso è il veliero che i clown costruiscono semplicemente con un letto, un paio di lenzuola e una scopa.
E tutti i presenti in sala stanno al gioco: quel letto è una grande nave inaffondabile e al diavolo l’assuefazione da aggeggi tecnologici. Non c’è tempo per guardare lo spettacolo di Slava attraverso lo schermo del cellulare: tutte le emozioni che dal palco si estendono fin all’ultima fila della galleria vanno toccate. Slava non fa vedere agli spettatori immagini, Slava le costruisce. Per un’ora e mezzo, grazie a questo clown prodigioso, tutti riescono a vedere il mondo immerso in un’enorme palla di neve.
Slava guarisce l’anima: la culla, la ritempra e la fa rinnamorare del mondo.
Anche durante l’intervallo lo spettacolo continua: i clown giocano col pubblico che aspetta il suo turno per giocare. Non è possibile fare pausa durante uno spettacolo dove il tempo è scandito dal ritmo dei battiti del cuore.
Lo spettacolo finisce ed è difficile dare una definizione alle emozioni provate. Sembra di essersi appena svegliati da un sonno di cui ricordiamo perfettamente tutte le sensazioni e di cui vorremmo rendere nitidi anche gli altri contorni.
In testa ci risuona la malinconica colonna sonora di Vangelis “La petite fille de la mer”, ma queste note nostalgiche non ci impediscono di avere il cuore leggero.
Il pubblico resta in sala a giocare ancora con i clown. E Slava guarda ogni singolo spettatore da un angolo del palco, visibilmente commosso dall’ennesima magia che da oltre vent’anni continua a dargli la forza di stupire in primis se stesso e poi tutti quanti gli altri.