Approda dal 7 al 12 marzo 2017 al teatro dei Conciatori, “Cechov fa male!” Sincopi Deliqui Infarti e altri Mancamenti, di Sergio Basile con Barbara Scoppa, Sergio Basile, Claudia Natale, Yuri Napoli. Disegni di Spartaco Ripa, Assistente alla regia Roberta Amoroso, scene Mariano Ferreri, costumi Marina Mango, regia di Sergio Basile.
Mediato dal celebre monologo cecoviano Il tabacco fa male, il Cechov fa male di Sergio Basile vuole raccontare, in questa epoca distratta in cui il Teatro sembra aver smarrito il suo ruolo-guida nella formazione delle coscienze e sembra svolgere un ruolo molto subalterno ad altre forme di spettacolo, quanto invece sia importante; così importante che nello scontro tra chi vuole controllarlo (Stalin o altri dittatori che ne temono la forza dirompente e vogliono asservirlo ai loro fini propagandistici) e chi vuole farlo liberamente, lasciandosi guidare solo dalla propria fantasia e ispirazione (come Mejerchol’d e Serghiej e Varvara), si può anche morire. 1939: gli attori Serghiej Kozinkov e sua moglie Varvara vengono convocati presso gli uffici del Glavrepertkom, organo istituito da Stalin e preposto al controllo delle rappresentazioni teatrali. Devono fornire chiarimenti circa il progetto di un loro spettacolo, intitolato Sincopi Deliqui Infarti e altri Mancamenti … che si ispira ad un lavoro su Anton Cechov –autore ormai poco rappresentato in Unione Sovietica e guardato con diffidenza dai fautori del “realismo socialista”- che nel 1934 Mejerchol’d – il grande regista della Rivoluzione d’Ottobre caduto in disgrazia e inviso a Stalin- aveva messo in scena nel suo teatro a Mosca. Il celebre spettacolo mejercholdiano riuniva tre atti unici cechoviani –La domanda di matrimonio, L’Orso e l’Anniversario sotto il titolo “33 Svenimenti” (a causa della presenza di numerosi svenimenti, trentatré appunto, individuati nei tre atti unici e diventati il filo conduttore dello spettacolo). Dopo una lunga attesa trascorsa nella sala d’aspetto del GLAVREPERTKOM, Serghiej e Varvara alla fine vengono ricevuti dal funzionario delegato all’esame della loro pratica. Inconsapevoli degli sviluppi degli eventi storici, ignari della feroce repressione – le sanguinose “purghe”- che si sta profilando ai danni di intellettuali e artisti non allineati alle direttive di Stalin, davanti al funzionario –dichiaratamente ostile-, esaltano Cechov, citano le parole del “Grande Maestro” Mejerchol’d, di cui Serghiej è anche collaboratore. Il verdetto del funzionario sarà ovviamente scontato: lo spettacolo non si farà. In linea con quello che accadrà dopo qualche tempo a Mejerchol’d – il quale sarà fucilato il 2 febbraio del 1940 per ordine di Stalin- Serghiej e Varvara saranno divisi e spazzati via dalla Storia: l’uno arrestato e giustiziato, l’altra costretta a fuggire in America dove si farà una nuova vita. Un identico destino accomuna il grande Mejerchol’d e loro, i piccoli, stralunati e poetici protagonisti di questa pièce.