Fino al 5 marzo presso il Teatro Sala Umberto di Roma, sarà in scena “Sogno di una notte di mezza estate” con Isa Danieli e Lello Arena e con Fabrizio Vona, Renato De Simone, Enzo Mirone, Rossella Pugliese, Antonella Romano. Di Ruggero Cappuccio, liberamente ispirato all’opera di W. Shakespeare con costumi Annamaria Morelli. Le scene son di Luigi Ferrigno e le musiche di Massimiliano Sacchi. La regia è di Claudio Di Palma.
Nel perimetro simbolico della sala di un antico palazzo napoletano, Titania e Oberon attivano una drammaturgia di capricci e smanie riducendo le sorti degli uomini a fragili trame da vecchi teatri dei burattini. I due, come schegge di dei precipitati in terra, continuamente sospesi fra sonno e veglia, inscenano armonie, assecondano discordie, conducono, con estro malaccorto, una regia dei sentimenti umani. Le loro parole/note contrappuntano la polifonia dei surreali ospiti del palazzo (pupazzi, elfi, musicisti, attori), dettano sintonie tra lirismo e antiche tradizioni narrative, reinventano fascinazioni favolistiche, si fanno poetiche o scurrili a richiamare le alternanze emotive del mondo ispirativo shakespeariano. Tra fedeltà ed irriverenza, la scrittura di Cappuccio riorchestra il “Sogno” per cercare ulteriori rifrangenze all’incanto musicale della lingua shakespeariana. La regia e la scena ne assecondano la lettura trasformandosi, per amplificarne il suono, in una sorta di grande, onirico e vagamente circense carillon.
Dalla testa di Ruggiero Cappuccio è uscita una rivisitazione e un’opera eccezionale. Rispetto all’ opera originale cambiano molte cose ed è forse giusto cosi, riuscendo a rendere la lingua napoletana sonora (com’è già di sua natura) almeno quanto lo è la lingua inglese. Ritmi oscillanti, tra il comico e il grottesco, tra la farsa e il dramma, unendo sogno e realtà con queste figure buffonesche come i burattini, che appartengono alla tradizione napoletana, e che assumono in quest’ opera un significato intrinseco importantissimo. Sono l’anello di congiunzione tra la vita e la morte, tra gioia e dolore, tra l’età adulta e quella fanciullesca. I due interpreti, Lello Arena e Isa Danieli, non hanno certo bisogno di presentazioni; qui si tratta di avere sul palcoscenico due mostri sacri che provengono da una tradizione di elevata, elevatissima qualità teatrale. Non volendo però soffermarci su questo aspetto, che rende lo spettacolo ovviamente ancora più importante, c’è da dire che il tutto è confezionato a meraviglia, e anche gli altri interpreti Fabrizio Vona, Renato De Simone, Enzo Mirone, Rossella Pugliese, Antonella Romano si inseriscono come in un puzzle nelle dinamiche dell’intera rappresentazione. Quando si dice che il teatro è morto, lo è ma solo in parte. Ciò che stanno morendo sono le idee, perché quando ti rendi conto che con Sogno di una notte di mezza estate, assisti a qualcosa di unico, indimenticabile, allora bisognerebbe iniziare a pensare alla fruizione del teatro di oggi, dimenticando e lasciando alle spalle il passato eccezionale del teatro italiano. È il momento di guardare avanti. Complimenti. Accorrete al Teatro Sala Umberto.