Con caparbietà e passione, il cantautore Riccardo Inge ha realizzato “Giorno di festa”. È il suo primo Ep composto da brani pop melodici, tra i quali si distinguono una ballad e un raggaeton, in cui il musicista milanese comunica la sua voglia di fare musica. I testi raccontano i ricordi, le gioie e le sofferenze della sua vita, la musica trasmette emozioni e sensazioni di un artista che compone in piena libertà. “Giorno di festa” è anticipato dal singolo “Cosa resterà di noi” (feat. Cranio Randagio). È online sul Corriere.it il video clip del brano che vede la partecipazione di Vittorio Bos Andrei, in arte Cranio Randagio, il rapper scomparso di recente. Attraverso il titolo “Giorno di festa”, traduzione dal latino del suo vero cognome Diaferia, dies festus, Riccardo intende festeggiare il primo traguardo raggiunto nella sua carriera artistica.
È uscito il tuo EP d’esordio “Giorno di Festa” frutto di impegno e passione, ma soprattutto voglia di fare musica in libertà. Come stai vivendo questo periodo della tua vita da cantautore?
«Come una liberazione. Aspettavo l’uscita di questo primo lavoro da tempo e non vedevo l’ora di iniziare a condividere la mia musica. Questo progetto nasce proprio dall’esigenza di far ascoltare le mie canzoni a più persone possibili, senza pensare troppo al successo. Dopo tanti anni di gavetta avevo bisogno di mettere dei punti fissi e la risposta, per ora, è stata molto positiva».
La copertina ti fotografa in un vestito doppio, da musicista e da ingegnere. È stata tua l’idea?
«Sì, volevo trovare un modo per comunicare il mio stato d’animo combattuto tra l’essere ingegnere e un cantautore. Questo messaggio è già presente nelle canzoni, ma non sempre arriva subito. Con il vestito ho modo di lasciare un segno, un ricordo, sfruttando l’aspetto visivo che rimane spesso più impresso».
Il singolo “Cosa resterà di noi” vede la partecipazione di Vittorio Bos Andrei, in arte Cranio Randagio. Il brano ripercorre momenti e dolori indimenticabili. È stata scelta come location la diga del Vajont, come simbolo di sofferenza e di divisione. Cosa ha rappresentato per Riccardo questa particolare esperienza?
«Conoscevo la storia del Vajont, ma non ero mai stato nei pressi della diga. Un luogo che ancora oggi lascia senza parole e che rappresenta esattamente il tema della canzone. Un’esperienza unica, a partire dalle difficoltà di girare tutto il tempo sotto la pioggia, la paura di non riuscire a chiudere il lavoro, le arrabbiature, i ritardi. Ma la cosa più bella è quando a valle di tutti questi momenti riesci a realizzare quello desideri».
L’album è dedicato al rapper Cranio Randagio recentemente scomparso. Parlaci di questa collaborazione…
«Ho conosciuto Cranio anni fa e col tempo l’ho visto crescere artisticamente in maniera incredibile. Lo chiamai prima che facesse X-Factor per raccontargli il nuovo progetto e, in particolare, “Cosa resterà di noi”. Non so come fece, ma scrisse la sua parte con una facilità indescrivibile, dando allo stesso tempo una forza immensa alle sue parole. Non si tirò mai indietro, non cambiò mai idea o la sua parola e, posso assicurarlo, credo si tratti di una qualità veramente rara da trovare nelle persone».
In “Tasche” comunichi l’amore e il rispetto per la musica. Quanto è difficile oggi difendere i propri principi morali?
«Molto difficile, ma non impossibile. Molto dipende dalle persone che hai intorno e che ti circondano. Io ho commesso diversi errori di valutazione in passato che mi hanno portato a perdere tanto tempo. La realtà è che chi fa musica oggi dovrebbe pensare a fare musica e a curare il proprio progetto con passione. Purtroppo spesso si rimane invece invischiati in problemi che non c’entrano niente e che portano via tante energie».
“Peter Pan” è una canzone spensierata in cui si attraversano i dolci ricordi di giovinezza. Si nota un vena meno malinconica rispetto al pezzo “Fino a domani”.
«“Fino a domani” è una canzone che ho scritto in mezz’ora avvolto da un’onda di tristezza un giorno che venne a mancare la mamma di un mio amico. Avendo perso mio padre alcuni anni fa, è forse la canzone che non gli ho mai scritto. “Peter Pan” racconta nostalgicamente tanti piccoli episodi che in tanti hanno vissuto come me. Una nostalgia positiva che ti fa pensare a quante cose hai fatto nella vita. E proprio per questo mi piace chiudere i live con questa canzone. Mi piace pensare che le persone tornino a casa ricordando le cose belle che abbiamo».
Hai girato in tutt’Italia collaborando con grandi artisti e produttori. Quali saranno gli impegni del 2017 per Riccardo Inge?
«Ho la necessità di portare le mie canzoni in una dimensione live elettrica, dato che per ora mi muovo solo in acustico. Ho formato una band con cui sto lavorando intensamente e conto di essere pronto prima dell’estate. Nel frattempo l’obiettivo è continuare a far crescere il progetto in attesa di iniziare a lavorare al primo album. Spero dal prossimo Autunno/Inverno. Non vedo l’ora perché ho davvero tante canzoni ancora da farvi ascoltare».