Al Teatro Trianon di Napoli, gli Attori indipendenti portano in scena ‘O Vico, nel nome di Raffaele Viviani a cui è dedicato il teatro del popolo di Forcella. Lo spettacolo (in programma dal 27 gennaio al 2 febbraio) ha come sottotitolo «e altre strade» perché vede l’inserimento di alcuni numeri teatrali dello stesso Viviani, come ‘O sapunariello, ‘O malamente e Si vide a l’animale.
La corposa squadra di artisti è composta da Cloris Brosca, Paola Cannatello, Rosaria De Cicco, Gianni Ferreri, Franco Iavarone, Nello Mascia, impegnato anche alla regia, Massimo Masiello, Giovanni Mauriello, Matteo Mauriello, Marianna Mercurio, Ciccio Merolla e Francesco Paolantoni.
Questo sodalizio artistico nasce in particolar modo per contrastare la crisi in cui versa il teatro, aggravato da una riforma ministeriale che ha eliminato trecento compagnie piccole e medie. «Gli Attori indipendenti – spiega Nello Mascia – si sono riuniti non solo per rivendicare un’idea di teatro che restituisca all’attore la dignità e la centralità dell’attività creativa, ma anche per tutelare, da napoletani, il nostro patrimonio attoriale, ormai disperso, che intendiamo trasmettere integro e puro secondo l’insegnamento dei nostri Maestri».
Gli Attori indipendenti oltre ad essere interpreti sono anche produttori. A tal proposito Mascia afferma: «Partiamo con niente, una produzione no budget che si affida al botteghino: attori da una parte, spettatori dall’altra, senza aiuti, senza coperture, senza protezione».
‘O vico («Il vicolo») è il primo atto unico di Viviani, scritto esattamente cento anni fa, nel 1917, pressoché coevo quindi alla costruzione del Trianon. «Abbiamo scelto emblematicamente Viviani, sempre in lotta col sistema teatrale, e ‘O vico nella sala a lui dedicata anche per la storia particolare di questo titolo – prosegue Mascia –: il Nostro mise in scena questo titolo all’Umberto, un piccolo teatro popolare del cavaliere Giovanni Del Piano in via Sedile di Porto, il 27 dicembre 1917, superando il divieto governativo agli spettacoli di variété – ritenuti “poco edificanti” per i reduci dal fronte, all’indomani della disfatta di Caporetto – in quanto andava in palcoscenico non più da solo, ma in compagnia di altri attori».
L’allestimento, presentato in anteprima l’estate scorsa al Maschio angioino, vede le musiche eseguite dal vivo da Mariano Bellopede e Ciccio Merolla. Le scene sono di Raffaele Di Florio, i costumi di Antonietta Rendina. La sartoria è Ctn 75 di Canzanella.