Il 24 novembre arriva nelle sale “Monte”, film drammatico diretto da Amir Naderi, con Andrea Sartoretti, Claudia Potenza, Zaccaria Zanghellini, Anna Bonaiuto.
Il regista – considerato una delle figure più influenti del nuovo cinema iraniano – è stato premiato alla 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2016 con LeCoultre Glory to the Filmmaker, per aver segnato in modo particolarmente originale il cinema contemporaneo.
Monte è primo progetto italiano di Amir Naderi, dopo aver ambientato gli ultimi lavori in Iran, Stati Uniti e Giappone. La pellicola è stata girata quasi interamente sulle montagne dell’Alto Adige, a oltre 2.500 mt d’altezza sul gruppo montano del Latemar, e in Friuli Venezia Giulia, nei comuni di Erto e Casso e a Sott’Anzas, il progetto ha coinvolto un cast e una troupe interamente italiani, tra i quali Monica Trappolini a capo del dipartimento costumi, Daniele Frabetti alla scenografia e Gianfranco Tortora per il suono. La direzione della fotografia è stata curata da Roberto Cimatti, più volte nominato ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento per la miglior fotografia, che ha lavorato insieme ad altri due operatori girando il film con 3 macchine da presa per catturare ogni singola emozione scaturita dal set.
“L’Italia -racconta il regista -con la sua cultura e la sua storia è una delle nazioni più interessanti al mondo. Sono convinto che più di qualsiasi altro Paese abbia prodotto geni che hanno cambiato il corso della civiltà. Ho voluto tagliare la montagna e portare la luce sul presente di questo luogo. Ecco la ragione per cui ho scelto di girare il mio film qui».
Monte è un film sulla sfida di vivere in alta quota, condizione in cui sono stati catapultati oltre ai personaggi anche gli attori e tutta la troupe di oltre 75 professionisti che ha lavorato alle riprese. «Nei miei film – continua Naderi – spingo sempre i miei personaggi e le loro ossessioni al limite. Li metto nella condizione di dover fare qualcosa, qualcosa di impossibile, per cambiare le cose. Li metto alla prova per vedere come sopravvivono. Allo stesso tempo metto alla prova me stesso come filmmaker, in ogni momento, su ogni progetto, dovunque. Il mio personaggio principale, Agostino, è un contadino che prova proprio a fare qualcosa di impossibile e lo rende possibile».
In un passato remoto, in un villaggio semi-abbandonato ai piedi di una montagna vive Agostino con la moglie Nina e il figlio Giovanni. La montagna sovrasta il villaggio e si erge come un muro contro i raggi del sole che non arrivano mai ad illuminare la loro terra, ridotta a pietre e sterpaglia. Il protagonista Agostino, nonostante tutto gli suggerisca di andarsene, non vuole sottomettersi all’indigenza e decide che il destino della sua famiglia è lì, tra le vette. La sua non è solo caparbietà, ma la certezza che le nostre radici non possono tradirci, che non dobbiamo permettere alla miseria di appropriarsi delle nostre vite e, sostenuti dal nostro spirito, possiamo riportare il sole su ogni destino. Il film racconta la storia della lotta di quest’uomo e della sua famiglia, la loro sfida quotidiana per fronteggiare la montagna e la sua forza ancestrale per costruire qualcosa di eterno entrando in contatto con un luogo incantato.