Il Teatro San Ferdinando apre la stagione 2016/17 con una nuova produzione dello Stabile di Napoli: Liolà di Luigi Pirandello, con Massimiliano Gallo, Milvia Marigliano, Giovanna Di Rauso e Arturo Cirillo, che ne firma anche la regia (repliche fino a domenica 30 Ottobre).
Liolà è il primo dramma di Pirandello, scritto nel 1916 in lingua siciliana, tradotto in Italiano nel ’17 e rimaneggiato nel ’28 per essere introdotto nella raccolta Maschere Nude. “Liolà – spiega Cirillo – quasi non sembra un testo di Pirandello, così soleggiato com’è, vitale, istintivo, viscerale. Ma poi, dietro l’apparenza della gioiosa vita campestre, si cela il nero del potere e della sopraffazione”. “Uno scenario – continua Gallo – di crudezza e di miseria in cui solo il protagonista appare un pazzo scompigliatutto, puro e innocente, pronto a dire la verità e – per dirla à la Pirandello – ad affermare l’essere contro l’apparire”. In nuce, dunque, c’è la tematica che permeerà tutta la produzione pirandelliana successiva, ma questo dramma risente ancora molto della poetica verghiana del Verismo (la roba). Come conciliare dunque Verismo e lingua italiana messa in bocca a contadini dello hinterland agrigentino dei primi del Novecento? “Abbiamo scelto di dare – continua Cirillo – un taglio non realistico allo spettacolo, ma quanto più astratto e stilizzato possibile”.
Questa cifra registica di Arturo Cirillo in realtà funziona, anche se in alcuni passaggi un po’ meno. Soprattutto nel finale, che non risulta tragico come dovrebbe essere, a causa di un eccessivo alleggerimento dello spettacolo. Tuttavia, i personaggi risultano ben delineati, soprattutto il Liolà di Massimiliano Gallo (giusta dose di narcisismo e naif). Tra le interpreti spiccano Milvia Marigliano (Zia Croce), Giovanna Di Rauso (Tuzza, sua figlia) e Antonella Romano (Comare Gesa). Ottimo l’impianto con le scene di Dario Gessati, i costumi di Gianluca Falaschi e le luci di Mario Loprevite. Gran merito alle musiche originali di Paolo Coletta.