Versatile, carismatica e comunicativa, Cinzia Leone è riuscita negli anni a farsi apprezzare dal pubblico teatrale, televisivo e cinematografico. I suoi personaggi scritti e interpretati sono da sempre sinonimo di intelligenza ed ironia. Amata per la sua comicità schietta e pura, capace di far ridere e riflettere allo stesso tempo, Cinzia Leone ha raccolto nel suo curriculum artistico decine di fortunati spettacoli teatrali e televisivi. In questo periodo è impegnata a teatro con “Mamma sei sempre nei miei pensieri. Spostati!”, uno spettacolo sulla “mammità”, in cui viene “analizzata” comicamente l’impronta che ogni madre lascia sulla propria figlia, e che la figlia lascerà a sua volta sui propri figli. Cinzia Leone sarà in scena al Teatro degli Audaci di Roma dal 22 al 25 settembre.
“Mamma sei sempre nei miei pensieri. Spostati!”, scritto a quattro mani con Fabio Mureddu, autore di molti tuoi spettacoli e in questa occasione anche in veste di regista. È uno spettacolo sulla “mammità” la cui idea nasce da un episodio molto divertente, ce ne vuoi parlare?
«È uno spettacolo che va in scena già da qualche anno, ma è un evergreen perché è sulla “mammità”, su mia madre o su quella di qualcun altro. Per ognuno di noi la mamma è quell’affetto che possiamo definire la più grande storia d’amore della nostra vita, perché ovviamente la mamma è quella che ce l’ha data la vita. Però bisogna capire quando cresciamo. Ho avuto una mamma che mi ha terrorizzato tutta la vita con le gocce per terra. Quando finalmente ho deciso di andare a vivere da sola mi sono sentita libera di fare quello che più mi piaceva fare. Una sera un amico è venuto a cena da me e si è proposto di lavarmi i piatti. Come una posseduta gli ho urlato dietro – no, che mi fai le gocce per terra! A quel punto il mio amico si avvicina e fissandomi negli occhi dice – Mamma di Cinzia, esci da questo corpo e liberala! Da questo episodio ho deciso di scrivere lo spettacolo».
Che figlia sei stata?
«Sono stata una figlia ribelle che ha fatto tutto quello che le passava per la mente, prendendo diversi colpi, ma non è quella la vera liberazione di noi stessi. La liberazione avviene in età più adulta quando ci scopriamo a pensare i pensieri di mamma e allora è in quel momento che bisogna fare un lavoro su noi stessi e capire quelli che sono i nostri pensieri, altrimenti ci ritroviamo a vivere una vita di ansie e paure che pur se non ci appartengono possono rappresentare un freno. Nell’amare non c’è nessuna colpa. Ognuno ama come può, come sa fare. Quando ho capito che l’ossessione delle gocce non era qualcosa di positivo per me, ho cercato di lavorare per evitare di farmi ossessionare da cose di poca importanza».
Quindi possiamo dire che c’è molto di te in questo spettacolo…
«C’è molto di me stessa e c’è molto del lavoro che ho fatto su me stessa. È uno spettacolo molto sentito in cui mi interessava, grazia alla comicità che per me è il più grande veicolo di contenuti, focalizzare dei punti che possono essere utili per parlare di quanto sia fondamentale la libertà di essere noi stessi, di capire chi siamo. Nel corso dello spettacolo vengo interrotta continuamente da telefonate di mia madre che mi sottopone problemi di gastrite, mi chiede se in sala c’è un medico. Si intromette costantemente nella mia vita con la sua realtà. Questo fa parte di tutti i rapporti, ecco perché molto spesso scoppiano. Ognuno di noi interseca la propria vita e la propria realtà con quella degli altri. Crescere e capire dove finiscono gli altri e dove cominciamo noi è l’unica maniera per salvare i rapporti».
Quali saranno i tuoi prossimi impegni?
«Sarò impegnata con “Mamma sei sempre nei miei pensieri. Spostati!” e con “Disorient Express” che è l’ultimo spettacolo che ho scritto. Nel periodo che sarò lontana dal palcoscenico mi dedicherò ad altri progetti».
Tra questi progetti c’è qualcosa che riguarda il cinema o la televisione?
«Sono fuori dalla televisione da diversi anni e vedo molto improbabile il mio rientro, anche se non l’escludo, ma sinceramente siamo diventati un corpo estraneo l’uno all’atra. Per quanto riguarda il cinema sono ben propensa se mi dovessero scegliere per un ruolo che è nelle mie corde e soprattutto che io sia nelle corde di chi mi sceglie. Nel frattempo sto preparando le basi per altri progetti che riguardano tra l’altro anche la scrittura di nuovi spettacoli. Sto in una fase di osservazione in cui quando percepisco un aspetto interessante che individuo a mio parere come qualcosa di collettivamente molto forte, comincio a farmi largo nelle idee per poi raggiungere un punto preciso e iniziare a scrivere».
Nel corso della vita hai dovuto affrontare diverse situazioni facili ma anche difficili. Quanto è cambiate Cinzia Leone dagli esordi ad oggi?
«Molto. Tutti gli avvenimenti nella mia vita, in particolare quelli più difficili, hanno generato inevitabilmente in me un cambiamento. Ho cercato comunque di mettermi in discussione e di rinnovarmi. Credo sia giusto rendere la propria crescita dinamica, sapersi adattare nella realtà che cambia, non rimanere ancorati alle posizioni o alle proprie considerazioni. Saper leggere e relazionarsi anche con la realtà quando cambia, anche se è molto faticoso, ma credo sia fondamentale se l’urgenza di comunicare rimane la priorità».
Cosa ti ha dato la spinta giusta per affrontare ed soprattutto accettare i cambiamenti?
«La consapevolezza che la vita è una dura prova e quando arriva una valigia di merda, te la prendi poiché la vita comprende anche questo. Avere una dimensione soltanto idilliaca della vita è un po’ stupido perché poi ti taglia le gambe quando meno te lo aspetti e soprattutto non è reale. La vita è la madre delle contraddizioni, basta guardarsi intorno per rendersene conto».
La sua professione prima di tutto o c’è altro a cui dà la priorità?
«La mia professione prima di tutto perché coincide con me. Io sono la mia professione, come Emma Bovary. Il lavoro è il luogo dove sono riuscita a mettere la parte più vera di me e il mio rapporto molto forte con il pubblico mi ha fatto capire quanto loro mi capiscono. Non so come avvenga questo miracolo, però mi capiscono e mi apprezzano. Per me è veramente un miracolo di telepatia e corresponsione. Quando scrivo lo faccio soprattutto per le persone che mi seguono, che mi sostengono. Ho un rapporto molto forte con il pubblico e c’è una reciprocità che mi ha sempre motivato a procedere».
Cosa sogna Cinzia Leone?
«Alla mia età posso dire che il sogno si è permesso il lusso di aprirsi alla realtà. Parlare di meno e fare di più. Il mio sogno è quello di riuscire a trasmettere agli altri quanto sia importante che ognuno si responsabilizzi. Quanto sia fondamentale non cadere nella trappola dell’aggressività, imparare a fare del proprio meglio affinché il mondo abbia la sua parte migliore oltre a quella peggiore, rinforzando ovviamente la parte migliore perché è da quella parte che dobbiamo stare».