Il cantautore emiliano Phil Grandini impegnato in un tour estivo, di recente ha pubblicato il secondo album “Gioco D’Azzardo”, di cui è stato realizzato anche un singolo e un video diretto da Paolo Bertazza e girato tra le strade della città di Bologna. Il lavoro discografico di Grandini percorre il mondo dei sentimenti in tutte le sue sfaccettature, con sonorità che vanno dal pop al rock, strizzando anche l’occhio al groove d’oltremanica che ha da sempre ispirato il cantautore ferrarese. Attualmente in tournée in giro per l’Italia con le cover band Riflesso e Timodà, presenta alcuni pezzi del suo album.
Nel tuo nuovo singolo “Gioco d’azzardo” interpreti il desiderio di ascoltare il cuore e l’anima, lasciandoti trasportare dai sentimenti per superare così quella paura di mettersi in gioco, da cui scaturiscono i dubbi e le incertezze. L’amore, quindi, non è sempre un gioco d’azzardo?
«In realtà ogni sentimento e ogni rapporto è un gioco d’ azzardo perché mettere in mano i propri sentimenti a qualcun altro è sempre rischioso ma può essere anche l’esperienza più bella quando dall’altra parte trovi chi la vive come te».
Il singolo “Gioco d’azzardo” dà il titolo all’album che contiene pezzi che spaziano dal pop al rock. Come nascono i tuoi brani, puoi soffermarti su qualcuno in particolare?
«Ci sono brani molto vari musicalmente che trattano argomenti diversi, posso citare “Un’altra storia” dedicata a un amico scomparso, oppure “Attraverso te” è un brano che parla di come secondo me due persone dovrebbero affrontare l’essere genitori, oppure, in “Dimmi di no” parlo di come la mia generazione sia spesso obbligata a mettere da parte i sogni, o in “Piccole cose” parlo di donne che ho conosciuto e che ho visto innamorate di uomini vuoti che palesemente non le amavano, ma loro erano perse dentro un concetto d’amore non nella realtà delle cose e poi molti altri argomenti tutti da scoprire».
La musica è la linfa della tua vita comporre per te è trovare risposte nei momenti di difficoltà. Vorresti raccontarci un’esperienza vissuta, che ti ha spinto poi a trovare conforto nella musica?
«La musica mi da sempre conforto in qualsiasi momento, mi sono sempre rifugiato nella musica, o scrivendo o facendo concerti, la musica mi ha sempre sostenuto».
Sei frontman dei gruppi Timodà e Riflesso. La musica è condivisione. Come vivi quest’intesa artistica?
«I ragazzi con i quali suono sono per me una famiglia, giriamo l’Italia da tanti anni con le cover e mi sono vicini anche in questi miei progetti da solista, sono la mia band e proponiamo anche la mia musica. È una scelta coraggiosa ma la gente sta apprezzando molto e credo che sia l’unico modo per farsi un po’ largo in questo mondo, senza passare per scorciatoie che non amo particolarmente. Poi ci sono Andrea Baino e Marco Di Giuseppe che lavorano con me per la realizzazione dei dischi e anche con loro c’è un rapporto fraterno. Per me è importante circondarmi di persone che stimo e a cui voglio bene. Credo sia l’ unico modo di produrre qualcosa di unico e vero».