Stupisce, ammalia, persuade, rapisce, conquista l’abile pianista jazz Diana Krall che ieri ha completamente sedotto il pubblico dell’Arena Flegrea di Napoli con la sua voce afosa e cupa e con le sue sorprendenti e creative interpretazioni.
Ad aprire il concerto la stupenda voce della ventiduenne Emilia Zamuner, che da poco ha vinto la XX edizione del Premio Internazionale Massimo Urbani di Camerino, per le sue doti interpretative si è aggiudicata sia il Premio del Pubblico e sia il Premio Unicam. Ad accompagnare Emilia sul palco una delle colonne chitarristiche del jazz italiano Pietro Condorelli e il chitarrista rock Sebastiano Esposito.
Alle 22 entra sul palco Diana Krall, un primo debutto in assoluto per lei a Napoli, elegantissima in abito nero e décolleté nere con tacco alto. Con lei sul palco i musicisti Anthony Wilson alla chitarra, Karriem Riggins alle percussioni e Robert Hurst al basso fin dai primi brani il pubblico rimane in religioso silenzio ma con grandi e intensi applausi alla fine e così Diana intona canzoni come How Deep Is the Ocean (How High Is the Sky), popolare canzone scritta nel ’32 da Irving Berlin o Let’s fall in love, in cui prevale il suo virtuosismo pianistico, ma anche i membri della sua band sono degli eccellenti musicisti. Continua con Simple Twist of Fate (1975), canzone di Bob Dylan, realizzata da Diana per l’album tribute Chimes of Freedom: Songs of Bob Dylan Honoring 50 Years of Amnesty International (2012), il cui ricavato è stato donato ad Amnesty International. Non canta nessuna delle canzoni del suo ultimo album, Wallflower, ritenuto dalla critica troppo pop e fuori dalle sue corde. Come in un intimistico concerto da locale fumoso anni ’40 Diana esegue East of the sun (and west of the moon), bellissima cover datata 1934 inno distintivo della Princeton Tigertones, un gruppo a cappella tutto al maschile dell’Università di Princeton. Le sue mani carezzevoli sul piano introducono Let’s face the music and dance, un’altra cover di Irving Berlin, tratta dal film Seguendo la flotta (Follow the Fleet) con due indimenticabili attori Ginger Rogers e Fred Astaire. Diana parla di suo marito Elvis Costello che “anche lui stasera è su di un palco a Liverpool a cantare.” Il concerto prosegue con Exactly Like You, Just you, Just me e la bellissima You call it madness tratta dal suo terzo album All for You (A Dedication to the Nat King Cole) del 1996.
Un gran finale, prima dei consueti bis, con il famoso brano Cheek to cheek, sempre scritto da Irving Berlin nel 1935, per un altro film con la coppia Ginger Rogers e Fred Astaire, Cappello a cilindro (Top Hat 1935). La versione di Fred Astaire del brano finì ai primissimi posti della classifica ed ebbe una nomination come miglior canzone all’Academy Award del 1936, ma perse contro “Lullaby of Broadway”.
Il primo bis è la struggente canzone di successo Boulevard of broken dreams, scritta a Parigi da Al Dubin (testi) e Harry Warren (musica), che Diana interpreta con tutta l’anima e il pathos struggente che i versi richiedono.
Diana chiede al pubblico se preferisce ascoltare qualche canzone in particolare, a gran voce dicono The Look of Love, qualche esile voce urla S’ Wonderful, e la Krall risponde, Bellissima canzone! E intona pochi versi di S’ Wonderful per poi eseguire la grande richiesta, The Look of love, canzone famosissima da Burt Bacharach e Hal David e cantata dalla cantante pop inglese Dusty Springfield, brano inserito nella Grammy Hall of Fame nel 2008. Il meraviglioso concerto termina con Fly me to the moon (In other words), un brano che ha una storia simile a Nel blu dipinto di blu/Volare, scritta da Bart Howard nel 1954 con il titolo In Other Words, ma tutti la chiamavano, Fly Me to the Moon, e dopo tantissimi anni gli editori le cambiarono il titolo ufficialmente, anche Volare è stato depositato alla Siae come titolo alternativo della canzone Nel blu dipinto di blu.
Il pubblico napoletano ha sperimentato qualcosa di raro nel mondo di oggi dei concerti, una grande Arena da seimila per un concerto jazz e la Krall è un artista che ama quello che fa, mette il cuore e l’anima, e sembra prendersi cura di coloro che la vengono ad applaudire.