Nell’ambito del “Napoli Teatro Festival Italia 2016” al Teatro Sannazaro di Napoli, per soli tre giorni (30 giugno, 1 e 2 luglio) sarà in programma Il Funambolo di Jean Genet, nella traduzione di Giorgio Pinotti, messo in scena da Daniele Salvo con Andrea Giordana che interpreta Jean Genet, Giuseppe Zeno nel ruolo di Abdallah, Melania Giglio e l’acrobata Valentin. Genet una figura emblematica e soprattutto scomoda della letteratura francese del Novecento, scrive un piccolo poema in prosa, Il funambolo, per un giovane artista di circo, Abdallah Bentaga, che conobbe nel 1956. Ebbero una relazione amorosa durante la quale Genet convinse Abdallah, giocoliere e acrobata al suolo, a salire sul filo da funambolo. Dopo estenuanti allenamenti, il giovane salì sul filo, cadde, vi risalì ancora, cadde nuovamente mettendo fine alla sua carriera e anche alla sua vita nel febbraio del 1964. «Ho dovuto documentarmi per avvicinarmi al personaggio da me interpretato, Jean Genet – racconta Andrea Giordana -. Ho letto con grande attenzione e curiosità “Il Diario del ladro”, la sua autobiografia, per quanto piena di menzogne, ma illuminante su quello che era l’uomo Genet. Ho letto anche “Quattro ore a Chatila”, per capire questo ruolo. Un attore è libero di pennellare come vuole un personaggio, però questo è reale, quindi di non poter fare rifare il verso a Genet, non avrei saputo nemmeno da dove partire. È stato sufficiente mettere a servizio del personaggio la mia umanità, la mia sensibilità e tutta la mia parte emotiva. A settant’anni avere la possibilità di interpretare un testo del genere con una scrittura straordinaria, irripetibile, difficile, è veramente eccezionale. Da una prima lettura emozionante mi sono chiesto in che modo la potevamo trasformare in teatro. Genet stesso ci ha aiutato, perché dentro questa scrittura difficile, criptica, piena di sbalzi e imprese, c’è la linea della vita, la fatica dell’uomo ad arrivare a percorrere quel filo, che è un po’ come il percorso della nostra vita».
In Italia, Il Funambolo, non è molto conosciuto, poco rappresentato e quelle poche volte anche mal rappresentato. Un testo straordinario e commovente che racconta la difficoltà dell’uomo a vivere e come un funambolo vede il vuoto sotto di sé. Il testo in questa pièce teatrale è stato fedelmente trasportato, una delle particolarità del regista Daniele Salvo, che racconta: «Questo lavoro nasce da quest’idea di commistione di stili fra teatro di prosa, danza, circo, musica, e musiche originali, quindi intendevo fare un lavoro poco convenzionale. Partendo dal testo di Jean Genet che racconta l’incontro avvenuto nel ‘56 tra Genet e Abdallah Bentaga, un giovane algerino, artista, giocoliere e acrobata di terra. Genet lo invitò a salire sul filo e ci riuscì attraverso un estenuante allenamento e anche un po’ per l’invaghimento amoroso, un amore vero e proprio, questo elemento di amore omosessuale non inteso in senso morboso ma di dolcezza, di affezione, un incontro tra generazioni. Un rapporto struggente, meraviglioso, un incontro di anime cristalline e delicate. La in questo mondo cristallino, sospeso nell’aria, questo castello sull’orizzonte fatto di miraggi, di apparizioni, di ombre, che visitano l’autore e il funambolo farà sì che il teatro Sannazaro diventi una specie di scatola magica incantata».
Il meraviglioso funambolo è interpretato da uno degli attori più amati, Giuseppe Zeno, anche se sul palco a danzare sul filo sarà l’artista Valentin. «Il testo è continuamente in sospensione – racconta Giuseppe Zeno – sembra che stia sempre per accadere qualcosa che poi non accade. È sempre in bilico, ed io interpreto colui il quale poi Genet se ne innamora e lo plagia a salire sul filo, una condizione di precario equilibrio che è quello che noi ritroviamo nella vita di tutti i giorni, nei rapporti, nell’amore, questa costante anche di delusione di non corrispondere alle aspettative della persona che si ama. C’è anche questa conflittualità che emerge forte nel testo e che abbiamo portato in scena attraverso dei quadri credo strepitosi, un linguaggio totalmente nuovo, una bella sfida».