“Fobos, viaggiando tra le paure dell’uomo” è lo spettacolo in scena fino a domenica 8 maggio al Centro Teatro Spazio di San Giorgio a Cremano (Napoli). Prodotto da Unospazioperilteatro, con la regia di Vincenzo Borrelli, la messa in scena ha riscosso un notevole successo di pubblico. Nel cast dello spettacolo gli attori: Simone Somma, Cristina Ammendola, Maurizio Tieri, Alessandra Coccia, Marina Billwiller, Martina Liberti, Antonio Tatarella, Tommaso Fichele e con Vincenzo Borrelli.
Tutti gli esseri umani hanno delle fobie: la paura è parte della vita ed è insita in quelle cose che non si conoscono. È la stessa paura che aiuta a crescere una volta che viene superata. Le paure sono tante e provengono sempre da esperienze personali negative che portano ad una serie di atteggiamenti. Sono proprio questi ultimi che assumono un ruolo fondamentale nello spettacolo: la storia infatti si evolve come la costruzione di un puzzle dove inizialmente i pezzi vengono offerti tutti insieme in pasto al pubblico, poi man mano si ricostruisce il tutto fino al punto in cui lo spettatore trae le proprie considerazioni. Non è infatti uno spettacolo di cose troppo dette ma richiede allo stesso spettatore, che viene incuriosito, di compiere un operazione ulteriore di riflessione. I personaggi del dramma si muovono in una regia claustrofobica, di spazi stretti, di movimenti misurati, le cui storie si intrecciano in una ragnatela contorta dove la paura diventa presto panico: “Una paura figlia del trauma, che posta alle fobie che sono folli, assurde, frutto di convinzioni sbagliate, di ferite mai sopite, che si riaprono e sgorgano sangue senza un perché”.
Paura che tuttavia porta ad una risoluzione positiva dello spettacolo che è pesante, opprimente, come già si avverte quando si entra in sala con la presenza di una scenografia di cui si individua il significato più profondo soltanto alla fine della ricostruzione del puzzle, dove lo spettatore diviene parte integrante dello spettacolo stesso, poiché, questa scenografia, solo apparentemente inquietante, diventa poi un involucro protettivo ed avvolgente come l’utero materno: che protegge il bambino fino all’istante prima della nascita ed è anche in quell’istante che si insinua la paura, che porta alla scelta tra il voler nascere o il lasciarsi morire. È poi la stessa paura di morire rappresenta alla fine una fobia che porta inesorabilmente a vivere perché: “vale la pena vivere anche solo per vedere com’è!”