Dal 6 all’8 maggio si terrà a Galleria Toledo, Teatro Stabile di Innovazione di Napoli la XIV edizione della rassegna “Second hand – Di seconda mano” ideata da Gabriella Stazio che ne è direttore artistico. Una rassegna di danza contemporanea il cui intento è sin dalle origini la promozione della coreografia d’autore e della creatività giovanile, il cui titolo chiaramente provocatorio, si rifà a quello che Merce Cunningham scelse nel 1970 per una sua creazione nella quale mise insieme, assemblandoli, frammenti, spezzoni, frasi di danza già “usati” in precedenti coreografie, dando vita a un nuovo prodotto coreografico originale e mai andato in scena.Una rassegna che si svolge nell’ambito del progetto CUNAE – Nuove generazioni di artisti – Pratiche e processi per il ricambio generazionale dei giovani talenti 2015/2017 promosso da Movimento Danza – MIBACT –
Cinque coreografie in tre giorni tutte firmate da giovani artisti. Venerdì 6 Maggio ore 20:30 si comincia con due coreografie: “Sai che sono qui?” e a seguire “Kokoro”.
“Kokoro” di e con Luna Cenere, musiche di Gerard Valverde è ispirata a una singola parola giapponese che possiamo tradurre come il nostro ‘essere interiore’ ma che letteralmente abbraccia due parole/concetti, quali ‘la mente’ e ‘il cuore’. Questo assolo nasce dalla riflessione su come nel corso della storia l’essere umano ha costruito il suo mondo reale e, specularmente, ha dato vita ad un mondo immaginario fatto di storie e credenze comuni, radice sulla quale cresce la vita sociale.
Nello stesso giorno si vedrà anche “Sai che sono qui ?” Coreografie di Collettivo DanzaPolis, composto da Valeria D’Antonio, Nicolas Grimaldi Capitello, Liia Gusein- Zade,Federica Massaro, Arturo Minutillo, Francesca Pascazio, Simona Perrella.
La scena come un museo è luogo di osservazione, scambio e conoscenza. I corpi come opere d’arte si esprimono ontologicamente e talvolta sono loro stessi osservatori dell’essere altrui.
Attraverso un gioco comunicativo di sguardi e sentimenti si sviluppano relazioni umane e il limite tra essere oggetto di sguardo e soggetto osservante, è labile ed indefinito.
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