Al Teatro Mercadante di Napoli è di scena Lear, La Storia di W. Shakespeare nella traduzione di Masolino D’Amico, con Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini; adattamento, scene e regia di Giuseppe Dipasquale; una co-produzione del Teatri Stabili di Napoli e di Catania (repliche fino a dom. 1° Maggio).
Punto d’approdo di ogni grande interprete teatrale, Re Lear è una tragedia che parla del male del potere, dei rapporti padri/figli, della forza distruttrice della calunnia, dell’avidità, del non discernimento. Aggravato dal peso degli anni, Lear decide di dividere il suo regno in tre parti uguali, a favore delle sue tre figlie Regana, Goneril e Cordelia e dei loro rispettivi consorti. In cambio chiede da loro fedeltà, onori e rispetto. Mentre le prime due fanno mostra di eloquenza adulatoria, Cordelia decide di professare un amore misurato ma sincero, attirandosi le ire e la maledizione del padre. Da qui scaturiranno una serie di tragici eventi che porteranno il vecchio re alla follia e alla redenzione finale. “Eppure Lear – osserva Dipasquale – vuole apparire alla famiglia un re equo, salvo a chiedere alle figlie un atto di fedeltà. E’ qui l’ossimoro: saggiamente dispotico, umilmente tracotante, euforicamente tragico”.
La regia di Dipasquale è meticolosa e puntuale nel tratteggiare le varie fasi e i vari momenti dell’opera, dando peso e sostanza anche ai personaggi e agli episodi secondari della vicenda. L’interpretazione di Mariano Rigillo è – al solito – precisa, chiara, razionale anche nei momenti di massima irrazionalità (basti vedere la magistrale scena della tempesta, vero banco di prova dei più Grandi) e regala le più profonde emozioni. Supera alla grande la prova anche Anna Teresa Rossini nell’inusitato e non facile ruolo del Buffone. Tra gli altri interpreti di una compagnia di alto livello, spiccano la bravissima Silvia Siravo (Cordelia), Luigi Tabita e Roberto Pappalardo (ambigui e perfetti nei ruoli en travesti di Regana e Goneril, come si usava ai tempi del Bardo), Sebastiano Tringali (Gloucester) e David Coco (Edmund). Fantasiosi e bellissimi i costumi di Angela Gallaro. Per un’agitazione dei lavoratori dello Stabile di Napoli e dei tecnici di quello di Catania, la prima napoletana è andata in scena con notevole ritardo e senza scenografie né disegno luci. Tuttavia lo spettacolo è risultato ugualmente entusiasmante, grazie alla grinta e alla professionalità degli attori.
Da non perdere.