Andrew Haigh prima di Weekend ha già “spiato” un’altra storia d’amore di lunghissima durata con “45 anni”, bellissimo film con protagonisti Charlotte Rampling e Tom Courtenay che hanno vinto l’Orso d’Argento per la migliore interpretazione femminile e maschile al Festival di Berlino 2015.
Con Weekend, il regista, scruta un amore proprio nel suo nascere mostrandoci Glenn e Russell nell’arco, appunto, di un weekend in cui le loro anime si smontano, si inondano di passione, discussioni e riappacificazioni. Li sorprendiamo in angolature voyeuristiche ma mai volgari.
Per Michael O’Sullivan del Washington Post, «Haigh gira il film come se fosse uno spione. La traballante macchina da presa in spalla, insieme a riprese fatte attraverso delle staccionate o in mezzo alla gente – nonché i fitti dialoghi di Glen e Russell, talvolta biascicati – conferisce a Weekend un’atmosfera voyeuristica, come se stessimo ascoltando e scoprendo qualcosa di privato, ma di eccitante e nuovo. In effetti, Glen e Russell stanno scoprendo qualcosa, e non solo l’uno con l’altro, ma di loro stessi. Sono quelle rivelazioni – una sorta di denudamento ma in un modo meno preciso – che fanno di questo Weekend un weekend da ricordare».
Cresciamo, quindi, attraverso gli altri e attraverso la persona che amiamo e che capiamo ogni giorno di più ma il loro è un primo incontro, due mondi che si vedono per la primissima volta. In loro c’è quell’alchimia che ci pervade dentro e ci fa dire: “Perché no!?”. Ci sono quei baci che durano tanto, azzeccosi e pieni che diremmo adolescenziali come se poi l’amore e la passione fossero cose relegate soltanto a quell’età.
Negli anni ’80 la pellicola sarebbe stata relegata ed etichettata come “film gay” e sarebbe stata vista in qualche festival d’essai. Nel 2016, in Italia, il film esce dopo “appena” cinque anni e censurato dalla CEI (Conferenza Episcopale Italiana) che ha giudicatola pellicola come “sconsigliata/non utilizzabile/scabrosa”, riducendolo a due sole tematiche, le solite, quasi un evergreen: droga e omosessualità. Al di là delle Sale della Comunità, ovvero quelle ecclesiastiche, anche i cinema a gestione laica hanno l’obbligo di attenersi alle indicazioni della Commissione, la quale può quindi impedire la proiezione di film che sono già passati al vaglio dei controlli del Ministero dei Beni Culturali. Insomma: una tristezza infinita e, purtroppo, moderna. Indietro sotto tutti i punti di vista.
Come dice Glenn, uno dei protagonisti, siamo circondati dalla cultura etero tanto che è normale vedere certe storie, seguire un determinato tipo di racconto al quale tutti dobbiamo rapportarci e verso il quale per forza dobbiamo aderire. Non si va oltre il proprio naso e non si comprende che l’umano è umano, le storie che lo riguardano sono universali e colpiscono chiunque si definisca pensante. Glenn e Russell vogliono solo capire la vita e, per quanto possibile, affrontarla ed entrare nel flusso. Incontrare un’altra persona, un potenziale partner e non, significa mettersi in discussione, riconsiderare la proiezione che avevamo di noi stessi e dei nostri progetti. Tutti abbiamo bisogno di vederci attraverso gli occhi di un innamorato/a ma non per glorificarci bensì per abbracciarsi, ricostruirsi piano piano senza perdere l’individualità, senza dire addio a sé stessi e a nessuno. È un film intelligente, serrato, con bellissime inquadrature, dialoghi perfetti e una colonna sonora di tutto rispetto. Gli attori Tom Cullen e Chris New si mettono a nudo, sono profondi, leghiamo subito con loro, con le loro paure, incertezze, speranze: ci identifichiamo totalmente. Non perdono mai di credibilità, ci coinvolgono dando tutto, sono generosi e perfettamente ben assortiti.
Weekend, scrive Jonathan Romney per l’Indipendent «tratta in modo tangibile della vita reale di persone reali, e Haigh e i suoi attori ci fanno percepire il film come se stessimo ascoltando di nascosto una coppia che la macchina da presa ha casualmente scelto nella folla. I due protagonisti sono straordinari: il dubbioso ma cordiale e divertente Russell di Cullen e il fragile e appassionato Glen di New sono magnificamente ben assortiti e condividono una chimica alla quale aspirano molte storie d’amore del grande schermo, spesso senza successo. Le scene di sesso sono tenere e suggestive e mettono in evidenza due persone che stanno bene insieme non solo perché godono l’uno del corpo dell’altro ma anche della loro compagnia».
È un racconto su quanto sia difficile scegliere, su quanto sembri impossibile spappolarsi per poi ricomporsi, su quanto sia bello emozionarsi, scambiarsi i numeri di telefono, indugiare alla porta, sfiorarsi, confessarsi a tarda notte, bere anche, e fumare pure, puzzare di sesso e odorare di amore.
Il film doveva uscire solo in dieci sale italiane, al nord e una a Roma. Ma visto gli incassi di ben 7.972 spettatori paganti e realizzando il tutto esaurito in alcune sale, la Teodora Film ha deciso di allargare la programmazione in 21 sale nelle città di Firenze, Napoli (Delle Palme) e Bari.