Al “Teatro Spazio Uno” di Roma Guglielmo Guidi, fino al 10 aprile, dirige “Polvere alla polvere” di Robert Farquhar. In scena Simone Ciampi, Anna Lisa Amodio e Andrea Bonella.
Gli accadimenti di ogni singolo personaggio della pièce, si sviluppano in varie forme che si connettono tra loro simultaneamente, elaborando una molteplicità di significati e che permettono di rendere comprensibile, comunicabile e ricordabile il vissuto. La moderna drammaturgia, con questo nuovo “straniamento” dona alle emozioni un mezzo potente, suggestivo e più efficace d’espressione. Si “mette ordine”, si dà un senso attivo agli avvenimenti. Il “vissuto umano” dei personaggi diviene esprimibile, semplice e può essere, appunto ricordato.
La vicenda, una storia degli anni ’90, si sviluppa intorno al vissuto di tre non più giovani amici:”erano gli anni settanta”. Un’esistenza precaria, la loro, divenuta una “normale” condizione di vita. Tutto ha inizio per un “incidente”. Un episodio che nell’arco vitale dell’esistenza li costringe a fermarsi, a pensare; a portare in superficie determinati aspetti del carattere e della vita, destinati altrimenti a rimanere sepolti per sempre nella parte oscura della mente. Henry, Holly e Kevin, i protagonisti di “questa storia”, sono coinvolti emotivamente dalla morte di un loro comune amico, cercano spontaneamente di dare un significato, un senso a quello che gli è capitato. Ogni atto, ogni gesto che compiono diviene feedback, che rimanda ad un ricordo. Ognuno di loro è narratore e ascoltatore di se stesso.
A prima vista non succede nulla, ma proprio come in un’opera di Pinter, la forza di questa pièce è la trama senza soluzione, apparentemente così lontana dalla vita reale di cui fa parte. Un mondo contemporaneo dove gli esseri umani sono costretti a combattere ogni giorno contro problemi sociali quali incomunicabilità, ingiustizia, violenza e si ritrovano rinchiusi nelle “stanze dell’oppressione”.