È in distribuzione nelle sale italiane The Danish Girl (tratto dal romanzo del 2001 di David Ebershoff, best-seller internazionale tradotto in diverse lingue) diretto da Tom Hopper con gli straordinari e strepitosi Eddie Redmayne nel ruolo di Lili e Alicia Vikander in quello di Gerda (entrambi candidati agli Oscar). Il film è un biopic su Lili Elbe, nata uomo come Einar Mogens Andreas Wegener, la prima persona ad essere identificata come transessuale e la primissima nella storia a sottoporsi, a Berlino, ad un intervento chirurgico di rassegnazione sessuale. Nel 2001 lo scrittore David Ebershoff pubblica il romanzo The Danish Girl che diventa un best-seller internazionale tradotto in diverse lingue e dal quale è tratto il film diretto da Tom Hopper con Eddie Redmayne nel ruolo di Lili e Alicia Vikander in quello di Gerda. Einar incontra alla scuola d’arte di Copenaghen, nel 1904 a 22 anni, Gerda Gottlieb di appena 19. Entrambi sono artisti e, nello specifico, illustratori, si innamorano e si sposano. Condividono tutto. Mentre lui riesce ad avere poi un bel successo come paesaggista, lei fa fatica ad affermarsi come ritrattista fino a quando, per l’assenza di una modella, chiede al marito di indossare calze e scarpe femminili. Lì “nasce” Lili. All’inizio è tutto un gioco (anche sessuale tra i due) che viene portato anche fuori dalle mura domestiche. Lili diventa la cugina di Einar e Gerda la prende come musa e modella suscitando talmente tanto interesse che le sue quotazioni come pittrice vanno alle stelle. Si trasferiscono così a Parigi, a quell’epoca capitale mondiale dell’arte, ed espone al Salon d’Autunno, degli Indipendenti e degli Umoristi; tra gli anni venti e trenta Wegener libera totalmente la sua vera essenza e si presenta agli eventi e alle feste sempre utilizzando abiti e nome femminili.
Sono gli anni in cui un transessuale veniva considerato schizofrenico e doveva “curarsi” per “guarire” attraverso la psicoterapia o, addirittura, la somministrazione di ormoni del proprio sesso genetico. È inutile dire che erano tanti i suicidi. Gerda non sta a guardare e non si gira dall’altra parte. Non considera il marito un pazzo, né comprende il dolore e lo fa suo. Diventa così un viaggio verso una nuova vita, sempre insieme. Lo appoggia, anche se questo significava perderlo del tutto, non lo abbandona, lo sostiene in tutto, sempre e comunque, amandolo di un amore veramente incondizionato. Vivono tutte le fasi: l’amore degli inizi, la passione, l’amicizia e l’affetto, la gioia e il dolore, il cambiamento. Tutto. Bisognerebbe modificare sui vocabolari il significato e scriverei alla voce Amore: l’unione di Gerda e Lili. È lì il segreto, è lì l’accettazione, è lì la vera essenza di tutta la vita, è lì la famiglia, è lì tutto quello che possono definire i rapporti umani.
Nel 1930 Lili Elbe si sottopone all’intervento chirurgico, all’epoca sperimentale e ad altre cinque operazioni in un periodo di neanche due anni. Il primo intervento si basava sulla rimozione dei testicoli (orchiectomia) sotto la supervisione del sessuologo berlinese Magnus Hirschfeld. La seconda operazione consisteva nella rimozione del pene e nel trapianto delle ovaie, rimosse in un secondo momento con altri due interventi occorsi a causa di un rigetto e di altre gravi complicazioni. La quinta operazione rigiardava il trapianto dell’utero, per poter consentire a Lili, allora quasi cinquantenne, di diventare madre.
La sua storia sul cambio di sesso suscita la curiosità della stampa sia in Danimarca che in Germania, tanto che l’allora Re di Danimarca, Cristiano X, rese nullo il suo matrimonio con Gerda nell’ottobre del 1930. Nello stesso anno, però, Lili riuscì ad ottenere il riconoscimento legale del suo nuovo sesso e il cambio di nome, ricevendo il passaporto come Lili Elbe. Dopo il cambio di sesso decise di smettere anche di dipingere, sostenendo che fosse un qualcosa che appartenesse solo ad Einar.
Lili è morta nel 1931, a causa di complicazioni, tre mesi dopo la sua quinta e ultima operazione. Solo allora Gerda si risposa con un ufficiale militare italiano, Fernando Porta, trasferendosi in Marocco per diversi anni. Torna in Danimarca, dove muore nel 1940, dopo il divorzio. Continua a dipingere Lili diventando, tra l’altro, anche illustratrice erotica. Insomma, una donna dal clitoride di ferro!Lili alla moglie: “Ti amo, sei l’unica persona che ha dato senso alla mia vita, e mi ha resa…possibile.”