Dopo a essere stati la band oggetto di un musical di successo europeo, i Queen “incorporano” nel loro sound una voce da musical. Brian May & Kerry Ellis è un progetto che nasce dopo l’incontro dei due artisti alle audizioni di We Will Rock You The Musical a Londra nel quale Kerry ha interpretato il ruolo originale di Meat.
Dopo la stupenda apparizione televisiva all’Arena di Verona lo scorso giugno e la partecipazione a Parallelo Italia su RaiTre a settembre, Brian May & Kerry Ellistornano live con ‘One Voice – The Tour!’ che ha debuttato al Teatro delle Muse di Ancona e si snoda per altri due date nei prossimi giorni. Brian May è il leggendario chitarrista dei Queen, Kerry Ellis una delle grandi star dei musical del West End e Broadway.
Li abbiamo incontrati per il lancio del nuovo singolo, ‘Roll With You’ e l’annuncio per Brian May di una nuova data di Queen+Adam Lambert (per il 25 giugno all’Anfiteatro Camerini di Piazzola sul Brenta (PD), all’interno del Postepay Sound).
Brian, che tipo di alchimia si sviluppa sul palco con Kerry o Adam Lambert?
«È un modo per me e Roger Taylor di mantenere l’idea di carriera, in qualcosa che prosegue, e la reazione del pubblico è fenomenale. Non credo registreremo mai pezzi nuovi con Adam, con Kerry invece abbiamo inciso il nuovo brano perché è un punto di incontro di due mondi molto interessante.»
Kerry, ti senti prigioniera dei musical?
«Mi piace molto ma stare in studio per personaggi come Brian mi fa capire quanto sia bello non dover interpretare nessuno e riuscire a fare la musica col cuore e la propria personalità. Una volta dal vivo ho cantato Innuendo, è stato bellissimo perché è una di quelle canzoni che Freddie Mercury non ha mai cantato dal vivo.»
Come guardate alla musica moderna inglese?
«C’è sempre qualcosa di nuovo che cambia le regole e si fa ricordare. Adele ha appena vinto i Brit Awards ed è fenomenale. Forse quello che manca è l’investimento delle label per qualcosa che duri nel tempo. Ma ci sarà sempre appetito per musica nuova.»
Brian, inevitabile chiederti un ricordo di David Bowie…
«Non sapevo fosse così malato, è stato uno shock. Anche se è Roger quello che l’ha frequentato di più, abbiamo vissuto dei periodi molto caldi assieme, particolarmente bello quello di Montreaux quando avevamo case e studio vicini. Così nacque Under Pressure. Ogni volta che abbiamo rimesso in giro i Queen abbiamo chiesto a David di venirci a trovare dal vivo. Lui ringraziava ma non accettava mai.»
Come si sente a dover eseguire dei brani che sono un culto per il pubblico?
«Ti senti come se dovessi sempre fare dei concerti lunghissimi, perché non puoi andartene senza aver fatto We Will Rock You o We Are The Champions. Eppure ci sono delle occasioni in cui facciamo anche dei pezzi più oscuri che vengono anche bene, devo dire.»