Tappa napoletana per il Misteriosamente Tour di Enzo Gragnaniello, in concerto al Teatro Augusteo, mercoledì 10 febbraio. Uno degli ultimi migliori cantautori della scena musicale partenopea regalerà al suo pubblico un grandissima e bellissima festa con ospiti eccezionali: Ornella Vanoni, Raiz, Nino Buonocore, Daniele Sepe, Ciccio Merolla e altri grandi artisti che si avvicenderanno sul palco per cantare insieme a lui, non solo i suoi successi, ma anche i brani del suo ultimo album, “Misteriosamente” (2015 -Nar International/Fujente Music – distr. Self).
Alla vigilia di questa tappa evento, tra una prova e l’altra, abbiamo avuto la possibilità di scambiare qualche chiacchiera con il maestro Enzo Gragnaniello.
Partiamo dalla cosa più banale, la scaletta, può anticiparci qualcosa? Com’è stata studiata? Si è confrontato con qualcuno?
«La scaletta la decido io, secondo le mie esigenze. Parte dai miei brani pezzi primordiali, e, poi man mano si apre lo spettacolo con il disco nuovo, Misteriosamente.»
Con Raiz, oltre a Misteriosamente, canterà qualche altro pezzo?
«Faremo ‘Na bella vita, un brano che scrissi per gli Almamegretta qualche anno fa.»
Com’è confrontarsi come musicalità differenti, come quella degli Almamegretta e Raiz?
«La musica è differente, però se uno ha un’anima che si somiglia artisticamente, credo siano tutte sfumature per un quadro perfetto. La musica differente deve esserlo per forza, ognuno di noi siamo differenti. Il tutto deve essere così, differente dall’altro e, la mia scelta di certi tipi di artisti che hanno un valore artistico non sono presi a caso.»
Lei cosa pensa di Raiz e gli Almamegretta, conosceva la loro musica prima di collaborare con loro?
«Sì, li conoscevo, li ho anche seguiti. Sono artisti che mi hanno sempre interessato, di Raiz mi è sempre piaciuto la sua voce e il suo modo di cantare.»
Con Nino Buonocore, invece, oltre alla canzone Quale futuro vuoi, cosa canterete?
«In realtà, ad ora, non abbiamo ancora ben deciso con lui cosa fare.»
Mentre con la grande Ornella Vanoni?
«Faremo il brano che abbiamo cantato a Sanremo nel ‘99, Alberi, e poi le vuole cantare Donna, per fare un omaggio a Mimì.»
Cosa dice di lei Ornella, le ha mai detto qualcosa di particolare?
«Dice che io sono pigro, che dovrei girare il mondo con la voce che ho. Dovrei cantare in tutto il mondo e dice che sono pigro e non voglio fare niente.»
È un po’ la verità, come mai vuole essere radicato a Napoli?
«Sì, ma comunque io ho girato molto. A me fare la carriera, per forza, mi dà un po’ fastidio. Io respiro e vivo come tutti e voglio fare la musica più rilassata, senza l’impegno costrittivo e farla con molto equilibrio, dobbiamo essere liberi, perché non amo la musica gestita dalle multinazionali, dalle case discografiche, produttori, editori, è meglio evitare tutto questo che incasinano.»
Parlando sempre della scaletta, c’è qualche pezzo che purtroppo ha dovuto tenere fuori?
«Tante canzoni ho dovuto tenere fuori perché ne ho scritte così tante. Ho voluto fare una sorta di cronistoria dei dischi precedenti, però poi mi concentrerò sul mio ultimo disco.»
Farà anche qualche monologo per introdurre le canzoni?
«No, io non parlo quasi mai, canto e basta. Parlare mi distrae, una volta che ho cominciato a cantare sto in quella dimensione. Attraverso i testi si capisce il discorso che vorrei fare.»
Ci sono, tra le sue tante canzoni, qualcuna che meritava maggiore successo? Qualcuna a cui teneva tanto?
«Uno pensa che tutte le canzoni scritte dovrebbero avere successo. Però c’è una canzone che a me piace molto che, secondo me, poteva diventare un classico, anche se già lo è, però più allargato, è Senza voce, come anche Alberi, poteva esserlo.»
La sua musicalità si avvicina a un pubblico più sensibile, cosa pensa del suo pubblico?
«Nella vita ce n’è per tutti, si cantano cose superficiali ma ci sono anche i poeti, gli artisti. È un disegno che dobbiamo viverci, esiste tutto nell’Universo, possiamo solo distribuire emozioni, quanto più è possibile, per aumentare i sensibili e per far crescere la sensibilità che ce n’è bisogno.»
La canzone è per lei una forma di comunicazione, quanto ci tiene che sia tale?
«Ci tengo tanto, sono emozioni che provo e vorrei che le provassero anche gli altri. Non si possono contenere tante emozioni, bisogna distribuirle. La canzone e la musica hanno un loro ruolo, come se fosse un’arancia, premi ed esce il succo.La musica automaticamente emana gli umori, che sono il profumo della musica, ed è quello che poi comunica con la parte più sensibile delle persone, quindi ne rimane impregnato. Il pubblico se ti ama è perché non ti riconosce per la tua intellettualità ma per la sensibilità. Ti riconosce con le emozioni, poi, magari, ti stima e ti vuole bene. Per lo meno il mio pubblico è così, insomma, è un pubblico particolare.»
Chi saranno i musicisti che l’accompagneranno sul palco? Quelli che collabora da sempre?
«Mi circondo sempre di musicisti particolari, di veri talenti, a me piace fare una musica minimale, sostenuto da musicisti che hanno anche loro una certa sensibilità. Più o meno sono sempre gli stessi con cui collaboro, con me sul palco si sarà Piero Gallo al mandolino, Aniello Misto al basso, Marco Caligiuri alla batteria, e io alla chitarra, questo è il quartetto base, poi ci saranno gli ospiti musicisti, quelli che hanno suonato nel disco, tutti amici, Daniele Sepe, Riccardo Veno, Ciccio Merolla, ed Erasmo Petringa al violoncello.»
Seguirà un tour dopo questa speciale data napoletana?
«Stiamo organizzando dei concerti non solo in Italia, ma anche in Germania, Francia, Belgio, in paesi in cui vado spesso.»
Sta pensando a scrivere un libro?
«No, ora sono concentrato sulla musica. Scrivere un libro ci vuole tempo che non ho in questo periodo, sto più con la chitarra in mano e quando mi vengono delle ispirazioni butto giù qualcosa per un nuovo brano.»
Come autore, invece, in questo periodo sta scrivendo per qualcuno?
«C’erano delle proposte, ma le ho rifiutate. Sono impegnato su un’altra mia uscita discografica e sto riflettendo su altre cose, e quindi non ho tempo per concentrarmi su altri.»