“Portami a vedere i treni” è il titolo del libro di Roberta Magliocca edito da “Senso inverso edizioni”.
Quante volte pensiamo alle nostre cose incompiute, alle parole non dette, alle occasioni mancate, a quel momento in cui non abbiamo accettato le scelte degli altri: molto spesso o forse mai. La cosa certa è che quando perdiamo qualcosa di importante allora ci ricordiamo dell’importanza di ogni momento della vita.
L’autrice nel libro racconta di Giulio, malato di Alzheimer, che non sa che la figlia Margherita aspetta due gemelli, nè ricorda che in passato ha rinnegato il figlio Marcello. Vive la vita che la malattia gli fa vivere: diversa, ripetitiva ma l’unica vita che lui pensa sia la sua. La tranquillità viene interrotta da un’improvvisa parentesi di lucidità; in questo momento Giulio viene messo di fronte al figlio Marcello un incontro che avviene dopo venticinque anni di rottura e silenzi. La vita, nel suo percorso paradossale, offre ai due l’occasione di un chiarimento proprio quando le tenebre della malattia stanno portando oscurità.
Con ottima capacità narrativa la Magliocca racconta la tristezza, la monotonia, la difficoltà di comunicare ma anche la tenerezza, l’amore tra padre e figlio. I temi trattati sono difficili si rischia di scadere nel banale, nel già detto; l’autrice è brava a farci trovare nel mondo di Giulio, animato da diversi personaggi tutti con una propria storia che confluiscono nella storia di Giulio. Molto toccante il momento del confronto padre-figlio.
Il libro ti colpisce, ti avvolge, sei attratto e coinvolto nella storia ma vorresti che tutto fosse diverso, così come è la vita così dura eppure tanto reale.