“Cose Nostre”: giornalisti nel mirino. Cinque puntate ridisegnano le tracce di vita di cinque giornalisti italiani inseguiti dalla mafia, sempre nel mirino senza tregua. Cinque percorsi di coraggio di chi ha continuato a fare il proprio mestiere nonostante le persecuzioni, le minacce, nonostante il rischio intrinseco. Stiamo parlando di Cose Nostre, un programma in cinque puntate in onda su Rai Uno in seconda serata.
La partenza del 9 gennaio si è aperta con la storia di Arnaldo Capezzuto, il giornalista di La Verità, Napolipiù, Epolis Napoli, Il Fatto Quotidiano. Una comparazione ben tessuta descrive la camorra di ieri e di oggi. La vita di insulti e minacce di Capezzuto, con al centro il clan Giuliano, Forcella (quartiere di Napoli), cuore polivalente della città partenopea, la vita spezzata della giovanissima Annalisa Durante. Cose Nostre accende i riflettori sulla ricostruzione del percorso del giornalista napoletano Arnaldo Capezzuto, i cui articoli davano troppo fastidio e che lo esposero ad una continua riconcorsa alla difesa.
“Cose Nostre” proseguirà nelle prossime settimane con il lavoro di Amalia De Simone, la giornalista partenopea conosciuta per i suoi reportage di ricostruzione della larga diffusione della cocaina, in stretta relazione con la mafia nigeriana, fino al controllo del clan dei casalesi.
Un programma che nasce da un’idea di Danilo Chirico e Giovanna Serpico, che avanzerà con i lavori del giornalista calabrese Michele Albanese, uno dei principali redattori de Il Quotidiano Del Sud; Pino Maniaci giornalista siciliano, direttore di Telejato; la giornalista dell’Espresso, Giovanna Tizian di origini calabro-emiliane. Un percorso finalizzato a ripercorrere le testimonianze, le difficoltose condizioni di un lavoro, quello del giornalismo e fotogiornalismo in un paese come L’Italia, che si colloca al 73esimo posto nella classifica di Reporter senza frontiere.