Luigi “Grechi” De Gregori torna con “Tutto quel che ho 2003 – 2013”, album che prende il titolo dal verso della canzone apertura di questo lavoro, ovvero “Ma che vuoi da me”.
L’artista racchiude così in questo cd dieci anni di musica folk, musica per la gente che non può essere etichettata banalmente. De Gregori da sempre è conosciuto come cantautore sregolato e imprevedibile e in questo album concentra molte delle sue sorprese.
Cos’hai realmente racchiuso in “Tutto quello che ho”?
«Domanda opportuna: sicuramente dieci anni di registrazioni e dischi, ma non di canzoni. Quelle, infatti, comprendono un periodo molto più lungo.»
Come mai hai sentito l’esigenza di fare un resoconto della tua storia musicale?
«Volevo chiudere un capitolo, mettere un punto fermo a una pagina della mia vita. Chiudere un capitolo per poter finalmente aprirne un altro.»
Tu sei il fratello maggiore di Francesco De Gregori. Avevi capito che anche lui avrebbe fatto il musicista?
«Sono stato io a portarlo su un palco per la prima volta, da piccoli condividevamo lo stesso registratore, ero sicuro del successo che avrebbe avuto.»
Musicalmente non avete mai incrociato i vostri percorsi, nemmeno nello stile delle vostre produzioni artistiche.
«Francesco ha cominciato in maniera diversa rispetto ad oggi. Inizialmente faceva canzoni sull’onda del cabaret, aveva un tipo di scrittura differente. C’è da dire inoltre che non era famoso. All’inizio invece io non facevo canzoni, le cantavo e basta soprattutto quelle folk americane, inglesi e irlandesi.»
Personalmente penso che ciò che ti caratterizza e che può essere di esempio a molti è la tua coerenza e la tua libertà d’espressione, sbaglio?
«Chi è coerente è coerente, almeno secondo me. Sono semplicemente rimasto quello che ero. Sarebbe stato un grandissimo errore prendere una strada diversa e imitare qualcun altro. Devo dire però che conosco tantissimi giovani che come me restano al di fuori del mercato ufficiale e quindi anche loro sono coerenti.»
Cosa consigli ai giovani musicisti?
«Penso una cosa molto semplice: se uno vuole fare soldi e avere successo non deve fare il musicista. Io stesso dovrei occuparmi di tutt’altro. I mestieri artistici promettono ma non mantengono molto. È più facile avere successo in altri campi che nella musica. Inoltre non basta scrivere una canzoncina per diventare ricco e famoso. Come dicevamo prima è la coerenza che alla lunga paga con soddisfazioni e con cose che ti restano attaccate al cuore.»
Cosa hai in programma adesso?
«Continuerò a fare live come ho sempre fatto, spero di visitare con un tour altri posti dove difficilmente faccio concerti. Spero quindi che la gente si accorga ulteriormente di me e mi chiami a suonare.»