Chi sono i Paper Gods, gli eroi di carta che richiamano titolo e cover del prossimo disco dei Duran Duran? Se volessimo dare per buona l’interpretazione autoironica del 14esimo lavoro della band di Birmingham, la realtà ci metterebbe di fronte a un dubbio. Visti di recente al festival olandese A Night At The Park, tutto son parsi, fuorché eroi inconsistenti. La voce di Simon Le Bon è meglio oggi che nell’incerto concerto del Big Live Thing trasmesso in Italia nel 1988. Stessa cosa dicasi per l’abilità ritmica di John Taylor e Roger Taylor (basso e batteria) e per l’inventiva sonora (aiutata dal tempo che avanza e migliora le tecnologie) del synth master Nick Rhodes. Il biondo tastierista oggi viaggia con 5 tastiere e un iPad per ricreare a perfezione le atmosfere e le magie dei classici degli anni 80 che ancora i Duran portano in scena.
Vi diamo conto di un’apparizione a un festival estivo, premesso, quindi pochi scossoni di inventiva e molta energia mainstream per pubblico vasto. A L’Aja i Duran hanno suonato dopo gli UB40 (curiosamente anche loro mossero i primi passi dalla seconda città d’Inghilterra a fine anni 70) e hanno decisamente convertito al loro electro-rock il pubblico olandese. Partiti alla grande con The Wild Boys, manifesto generazionale spesso relegato in fondo ai loro show, si sono spinti in un’elettronica da stadio la cui resa solo a pochi riesce. Ecco perché provato l’effetto di Election Day con John Taylor al synth bass su un pezzo degli Arcadia (di cui non fece parte) e un’energetica A View To A Kill, dopo Notorious ci si sarebbe aspettati il nuovo singolo, Pressure Off. Il pezzo è “figlio” della svolta funky dei Duran di metà anni 80 (infatti con loro ritorna Nile Rodgers) ma attualizzato dal cameo di Janelle Monáe ma la band non lo esegue ancora dal vivo. Lo manda in apertura di show in playback per far “acclimatare” il pubblico alla prossima, nuova fase. Meglio aspettare il vero tour di settembre e nel frattempo sognare con i ricordi di Come Undone e Rio.
Ma lo spettacolo ha preso anche altre strade. Per White Lines la patina glamour è scesa un po’ a favore della celebrazione del rap’ n’ roll che si respirava a New York quando i Duran sbarcarono alla corte di Warhol, Madonna era ancora una corista e nessuno aveva mai scommesso seriamente sui video musicali. Questo per far capire che repertorio vasto e che enciclopedia di cultura pop si apre quando si assiste a uno show del genere.
Perfetti nei loro panni di alfieri del puro pop da ballare, lasciano ancora oggi poco spazio all’introspezione (Ordinary World c’è ma Save A Prayer no) e si possono pure permettere di non ripescare The Reflex (loro vero primo successo in Olanda e in Europa in generale) a favore di episodi più vicini nel tempo come All You Need Is Now e Girl Panic!. Specie questi due, dal vivo suonano ancora più energetici, con più assonanze da Nine Inch Nails ingentiliti che da Spandau del periodo incravattato. Se le premesse son queste, il loro prossimo disco potrebbe essere uno dei definitivi dell’anno.