Il regista David Grieco riapre il caso Pasolini con il suo nuovo film, La Macchinazione, che sarà nelle sale a febbraio prossimo. Presentato in anteprima alla 38ª edizione delle Giornate Professionali di Cinema, La Macchinazione, ricostruisce gli ultimi tre mesi di vita dell’intellettuale regista. Sono trascorsi quarant’anni dal quel terribile mattino del 2 novembre 1975, quando fu trovato all’Idroscalo di Ostia, il corpo massacrato del grande regista Pier Paolo Pasolini, che in questo film è interpretato da un incredibile e somigliante Massimo Ranieri.
«Questo film non è soltanto un film – racconta David Grieco – è anche un libro, una petizione e presto sarà anche una commissione parlamentare per fare luce sul caso Pasolini. Il perché di questo film è presto detto, ed è la mancata sopportazione della filastrocca, secondo la quale, Pasolini, che era un omosessuale, un pedofilo, un pervertito, aveva incontrato alla stazione un ragazzino molto ingenuo, alto un metro e mezzo, ed era da lui solo stato ammazzato, quella notte del 2 novembre 1975. Su questa verità totalmente falsa e totalmente inaccettabile, grazie al quarantesimo anniversario della morte di Pasolini, era venuta l’ora di far cadere il sipario su tutto questo».
In questo film, oltre a Massimo Ranieri c’è Alessandro Sardelli, per la prima volta al cinema, che interpreta Pino Pelosi, il ragazzo di vita che confessò di aver assassinato da solo Pasolini. Poi Libero De Rienzo, Matteo Taranto, François-Xavier Demaison, Milena Vukotic, Roberto Citran, Catrinel Marlon, Paolo Bonacelli e Toni Laudadio.
In La macchinazione c’è anche un personaggio sconosciuto, Giorgio Steimetz, interpretato da Roberto Citran, “il custode dei segreti più occulti” recita la locandina.
«Devo dire che ho avuto una grande fortuna – dice Roberto Citran – perché, mentre tutti gli altri personaggi sono realmente esistiti, quindi, i miei colleghi avevano una responsabilità di portare sullo schermo un personaggio realmente esistito, io ho lavorato nella totale libertà e sono stato sereno dall’inizio alla fine.»
Nel film si affronta anche il personaggio di Antonio Pinna, l’autista e meccanico della mala romana, scomparso nel febbraio 1976 e mai più ritrovato, e secondo il quale, l’auto di Pinna, un’Alfa Romeo quasi identica a quella di Pasolini, avrebbe schiacciato il poeta. Pinna è interpretato da un eccellente attore italiano, Libero de Rienzo: «Ci hanno detto un sacco di bugie sugli ultimi mesi di vita di Pasolini, e, sulle ultime ore di vita – afferma De Rienzo – a quanto pare, quello che è successo quella notte, è molto più grave e pesante di quello che sappiamo, in particolare, c’è un personaggio che è stato proprio quello che ha distrutto il suo corpo fisicamente, che non è Pelosi, ma il personaggio che interpreto io, Antonio Pinna. Ora perché fare un film così, perché non ho fatto altri mi chiedo, dovrebbero essere tutti così.»
Un altro personaggio chiave in La macchinazione è quello interpretato da un bravissimo Matteo Taranto, il boss Sergio, che in una sequenza del film, si vede Matteo/Sergio con la sagoma di cartone, a grandezza naturale, dell’attore Gian Maria Volontè. «Non ho voluto e non ho fatto un film pasoliniano – dice David Grieco – sarebbe stato l’errore più grave che potessi fare. E se c’è qualcuno a cui mi sono ispirato è Elio Petri, e, questa sequenza è un omaggio che abbiamo fatto, insieme a Matteo Taranto, in fissa con Gian Maria Volontè.»
«Matteo Taranto – continua il regista Grieco – sappiate una volta per tutte che non è rumeno. Molti lo pensano, lui ha praticamente esordito nel cinema, con l’opera prima di Alessandro Gassman, Razza bastarda, dove faceva un malavitoso rumeno, e, molti hanno detto, certo lui è bravissimo, però lui è rumeno come faccio a prenderlo? Ecco lui è di La Spezia.»
Matteo Taranto racconta la sua esperienza sul set: «è grande il paragone con Gian Maria, è stato un gioco molto bello, che mi ha permesso di giocare con la follia di questo mio personaggio. Io posso solo ringraziare David e Marina Marzotto, produttrice del film, per avermi dato la possibilità di partecipare a un progetto così importante, né ho percepito tutta l’urgenza da parte di David, sul fatto che sia necessario far conoscere la verità e questo grande regista. Io ho un fratello di venticinque anni e mi piacerebbe che, non solo i ragazzi di 25 anni, ma anche più giovani, si avvicinassero a questa figura che trovo sia importante, il film è importante, perché non parla solo di Pasolini, ma anche della storia del nostro Paese, e la storia del nostro paese è necessaria che sia conosciuta, soprattutto dai più giovani.»
Infine, David Grieco ci rspiega dell’inserimento, nella colonna sonora del film, di una delle canzoni più belle dei Pink Floyd, in una sequenza in cui lui dice: «l’unica volta, in questo film, dove ho scimmiottato Pasolini, nel senso che, non ho chiesto a un musicista di fare la colonna sonora, ho preso una musica già edita che Pasolini aveva sentito una volta, e, aveva molto apprezzato. È una musica che ha segnato me e tutta la mia generazione, ed è Atom Heart Mother dei Pink Floyd, che ce l’hanno data contro ogni aspettativa, ce l’hanno data veramente con il cuore, dopo aver letto la sceneggiatura e dicendo per Pasolini sì. Calcolate che la stessa musica era stata negata a Stanley Kubrick che la voleva per Arancia meccanica, e quindi questo è uno dei grandi privilegi che sentiamo di avere.»